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ASTA N.117

lotto 51

  • Leto Antonino (Monreale, PA 1844 - Capri, NA 1913)
    I figli del mare
    olio su tela, cm 60,5x80
    firmato e iscritto in basso a sinistra: A. Leto Capri
    Il dipinto è stato registrato negli archivi dell' Istituto Matteucci con il n° 411038



    Provenienza: Gall. A. Vitelli, Genova; Coll. privata, Torino; Sotheby's, Milano; coll. privata, Napoli




    Bibliografia: Sotheby's, Milano 2010; Ottocento.Catalogo dell’Arte italiana dell’Ottocento – primo Novecento, n.40, Ed. Metamorfosi Milano 2011, tav. a colori; G. L. Marini, Il valore dei dipinti dell'ottocento e del primo novecento, Allemandi & C. editore, XXIX ed. 2011/2012, pag. 451


    Non è evidentemente bastata la vicinanza di Antonino Leto a vari movimenti artistici, nonché i suoi frequenti spostamenti dentro e fuori l’Italia (come si vedrà), per garantire all’artista una fama pari a quella di cui ancora godono gli altri membri della Repubblica di Portici, il gruppo cui il nostro è più comunemente collegato;né sorprendentemente risultano numerose le sue opere, come ci si aspetterebbe dalla sua movimentata biografia, ed in proposito non è mancata l’opinione di qualche maligno il quale, in verità senza alcuna prova effettiva, ha paventato una fantomatica e bieca operazione commerciale che avrebbe attribuito alcuni dipinti del Leto a De Nittis così da venderli ad un prezzo maggiorato (in virtù della grande fama del secondo). Con quest’ultimo artista (e con tutti gli altri porticesi, nonché con Filippo Palizzi) Antonino strinse in effetti un sodalizio sin dal suo primo soggiorno in Campania nel 1864, apprese ormai le prime nozioni di pittura a Palermo presso Luigi Barba e Luigi Lojacono; né il nostro abbandonò la pittura di macchia tipica della Scuola di Resina spostandosi, dopo un periodo di pensionato presso Roma, a Firenze (dal 1876 al ’79), dove egli anzi maturò ulteriormente questo stile pittorico tramite la frequentazione dei macchiaioli; a Firenze inoltre il Leto suscitò l’interessa del Pisani, probabilmente il più importante mercante d’arte italiano del tempo, che commerciava opere locali, di scuola napoletana nonché di matrice spagnola (cioè della cerchia di Mariano Fortuny), proprio come a Parigi faceva contemporaneamente Goupil. Pure a quest’ultimo, celeberrimo personaggio il nostro artista fu legato da un contratto essendo a Parigi dal 1879, ma già tre anni dopo Antonino rientrava in Italia stabilendosi definitivamente a Capri, ove rimase fino alla propria fine.
    L’opera proposta rientra senza ombra di dubbio in quest’ultima produzione del Leto caratterizzata da soggetti marini e spesso più specificamente capresi. Il tempo trascorso non pare tuttavia aver intaccato la giovanile (ma come s’è detto poi di fatto assidua) adesione dell’artista ai dittami della Scuola di Resina, venendo il paesaggio sì rappresentato con un’attenta fedeltà al dato reale, cioè al vero (come da tempo propugnava Filippo Palizzi), ma non senza un certo filtro soggettivo e potremmo dire lirico (lontano però dalla poetica propriamente romantica): ad esempio i bimbi ritratti, che danno all’opera il suo nome così evocativo, sembrano infatti non distanziarsi troppo in definitiva da quelle sirene che si incontrano di tanto in tanto nelle opere degli altri porticesi o comunque coevi e che incantano i pescatori che stanno interdetti a guardarle.

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Informazione asta 20/05/2017 18:00