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ASTA 16.04.2016 17:00 NAPOLI Visualizza le condizioni
ASTA N. 99

- IMPORTANTI SCULTURE DA PRESEPE DEL XVIII E XIX SECOLO, PROVENIENTI DA UNA RACCOLTA PRIVATA.

SCHEDE ED ATTRIBUZIONI A CURA DELLA DOTTORESSA MARISA PICCOLI CATELLO

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ASTA N.100

- DIPINTI ANTICHI E DEL XIX SECOLO PROVENIENTI DA PRESTIGIOSE RACCOLTE PRIVATE.

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Esposizione:
da sabato 9 a venerdì 15 Aprile 2016
10:00 - 19:00
domenica 10: 10:00-14:00 / 16:00-20:00

CHIUSURA PRE-ASTA sabato 16 ore 14.00
  • Pratella Attilio (Lugo di Romagna, RA 1856 - Napoli 1949)
    Via Caracciolo
    olio su tavola, cm 22,5x34,5
    firmato in basso a sinistra: A. Pratella
    Stima minima €4000
    Stima massima €7000
  • Palizzi Giuseppe (Lanciano, CH 1812 - Passy 1888) Mucche
    olio su tavola, cm 27x38
    firmato e iscritto in basso a sinistra: Palizzi ...
    Stima minima €2500
    Stima massima €4500
  • Cosenza Giuseppe (Luzzi, CS 1846 - New York 1922) Canale
    olio su tela cm 42,7x33,7
    firmato in basso al centro: G.Cosenza


    Orfano di entrambi i genitori in tenera età, Giuseppe Cosenza fu affidato ai nonni paterni i quali lo avviarono, come era uso, ad un apprendistato da artigiano; furono tuttavia i contatti stretti con il clero locale a permettergli l’esecuzione delle sue prime opere sotto committenza così che, coadiuvato poi da un pensionato concessogli dalla Provincia cosentina,il giovane artista guadagnò denaro sufficiente per l’iscrizione all’ Istituto di Belle Arti di Napoli, città in cui il Cosenza aveva in realtà già soggiornato pochi anni prima per un breve periodo di studi in pittura sotto la guida del celebre Vincenzo Marinelli.
    Seppure da studente Cosenza ebbe modo di apprendere e seguire (con ottimi risultati, stando alla numerosa lista di premi conseguiti) le teorie artistiche sia di Morelli che di Palizzi, il suo spirito anticonformista e la complicità con
    l’amico di una vita, Francesco Paolo Michetti, lo condussero presto ad un avvicinamento prima ed a un lungo sodalizio
    poi con il gruppo di Portici. Ivi Cosenza ebbe modo di conoscere i due artisti che forse più di tutti influenzarono la sua
    produzione: da un lato lo spagnolo Mariano Fortuny, dal quale il nostro prese a prestito la resa preziosistica del colore
    e la luminosità diffusa e tersa, dall’altro Edoardo Dalbono, al quale Cosenza s’avvicina evidentemente nella scelta degli svariati e caratteristici soggetti marinareschi.
    A quest’ultima produzione appartiene la tela proposta (di certo antecedente alla seconda metà degli anni Ottanta,quando Cosenza si trasferirà a New York trasformando radicalmente la propria pittura da realista a simbolista e decadente), seppure non sono né la tradizionale costa partenopea né quella caprese ad esser rappresentate ma una
    più insolita e rara veduta non ben identificabile geograficamente; invariato è l’intento commerciarle, che rispondeva alle incessanti richieste di paesaggi tipici italiani da parte dei collezionisti internazionali (tramite il grande mercante
    Goupil), invariato quello compositivo, che seguendo i dittami del genere della “canzone sul mare” mirava alla rappresentazione sinestetica dei colori, dei suoni e finanche dei profumi caratteristici (grazie ad una maestria davvero virtuosistica nel riportare anche i più piccoli dettagli percepiti dall’artista) del placido ma pittoresco canale che occupa il centro della composizione, non senza una visione che si fa vagamente romantica pur nel suo ancorarsi saldamente alla raffigurazione del vero.
    Stima minima €5500
    Stima massima €8500
  • Leto Antonino (Monreale, PA 1844 - Capri, NA 1913) Strada
    olio su tavola, cm 34,5x23
    firmato in alto a destra: A. Leto
    Stima minima €6500
    Stima massima €9500
  • Lovatti Augusto (Roma 1852 - Capri 1921)
    Paesaggio con figure
    olio su tela, cm 80x50
    firmato e iscritto in basso a sinistra: A. Lovatti Capri
    Provenienza: Coll. privata, Capri
    Stima minima €8500
    Stima massima €12500
  • Petruolo Salvatore (Catanzaro 1857 - Napoli 1942) Venezia
    olio su tavola, cm 30x23
    firmato e datato in basso a sinistra: S. Petruolo 88
    Stima minima €6000
    Stima massima €8000
  • Costantini Giuseppe (Nola, NA 1844 - San Paolo Bel Sito, NA 1894)
    Interno rustico
    olio su tavola, cm 20x15
    firmato e datato in basso a destra: G. Costantini 1881
    a tergo cartiglio Galleria L'Ottocento, Napoli

    Provenienza: Gall. L'Ottocento, Napoli; Coll. privata, Napoli Esposizioni: Gall. L'Ottocento, Napoli 1988

    Bibliografia: OTTOCENTO, Catalogo dell'arte Italiana Ottocento e Primo Novecento,Ed. Metamorfosi Milano 2014, pag. 283
    Stima minima €6000
    Stima massima €9000
  • Unterberger Franz Richard (Innsbruck 1838 - Neuilly-sur-Seine 1902)

    a)Paesaggio al tramonto olio su tavola cm 23,5x35 siglato in basso a sinistra: F. U.

    b) Torre del Greco olio su tavola cm 23,5x35 siglato in basso a destra: F. U.
    Stima minima €5500
    Stima massima €8500
  • Ragione Raffaele (Napoli 1851 - 1925)
    Amore materno
    olio su tela, cm 46x38
    firmato in basso a sinistra:R. Ragione

    Provenienza: Coll. privata, Napoli

    Bibliografia: Ottocento Catalogo dell’Arte Italiana. Ottocento – Primo Novecento n.42, Milano 2013, tav. a col. pag.90


    Raffaele Ragione visse il suo momento d’artista con discrezione. Sono poche le notizie sulla sua carriera così come quelle sulle vicende artistiche a lui riferibili, siano esse napoletane che relative al periodo parigino. Ragione esordì alla «Salvator Rosa» del ’73. Quattro anni dopo, si presentò riportando un discreto successo, all’Esposizione Nazionale di Napoli. I compagni che lui sentì più vicino furono Gemito e Mancini, con i quali condivideva i temi dell’indagine sociale e più in particolare, la ricerca di quella minuta folla che frequentava la Villa Comunale. Lì poteva raccogliere
    le immagini a lui più care. Poco più che trentenne inizia a convivere con Aurora, una donna del popolo. Da questa unione non legale nasce Ida, che diventerà uno dei tormenti più grandi nella vita di Ragione. L’assillo di non poter provvedere ai bisogni materiali della bimba, le continue richieste di denaro da parte di Aurora, che lo accusa di cattiva
    conduzione familiare, i rimbrotti dei parenti della convivente che lo irritano e lo prostrano a tal punto da mandarlo in depressione, sono motivi di un lungo ricovero presso una casa di cura. Dopo essere stato dimesso, il suo vecchio amico e pigmalione, il puteolano Vincenzo D’Alicandro, gli consigliò di lasciare Napoli, sull’esempio di Brancaccio e
    Scoppetta, e di cercar fortuna in Francia. Ragione, seppur sconfortato nell’animo, dovette convenire che questa era l’unica strada da seguire e partì alla volta di Parigi, da dove sviluppò la sua più nota vicenda artistica. Sia il Manzi che il Ricci si sono posti il quesito della maturità artistica raggiunta a Napoli da Ragione, prima dell’esperienza francese.
    Ambedue crederono che l’artista fosse giunto a Parigi con un consolidato bagaglio pittorico e che nella capitale abbia sviluppato una tecnica per lo più già maturata a Napoli. Secondo loro, lo sgretolamento del colore e l’ispessimento
    della pittura del Ragione “parigino”, erano già presenti in alcune opere del primo periodo napoletano, che va dal 1885 al 1902, che seppur maggiormente descrittive rimangono ancorate, come nel caso dell’opera Mammina, al tema di una dolce (e forse perduta) sentimentalità familiare espressa in un’ambientazione di genere ed un colorismo che, pur ricavati dalla matrice morelliana, proprio per la sua “disunità”, risulta essere il prodotto di quella pittura sfaldata nel colore, a cui Manzi e Ricci si riferivano.
    Stima minima €10000
    Stima massima €16000
  • Marinelli Vincenzo (S. Martino D'Agri, PZ 1819 - Napoli 1892)
    Tre uomini
    olio su tela, cm 33,5x27,5
    firmato in basso a sinistra: V. Marinelli

    Provenienza: Eredi dell'artista; coll.privata,Napoli

    Esposizione: Potenza- Pinacoteca Provinciale 28 marzo - 2 giugno 2015 Bibliografia I. Valente, Vincenzo Marinelli e gli artisti lucani del suo tempo, Calice ed. Rioneroin Vulture, PZ 2015, pag. 72
    Stima minima €3000
    Stima massima €5000
  • Brancaccio Carlo (Napoli 1861 - 1920)
    La fontana del Pendino
    olio su tavola, cm 26,5x37
    firmato e iscritto in basso a destra: C. Brancaccio Napoli

    Provenienza: Karl & Faber, Monaco; Coll. Privata, Napoli
    Bibliografia: Catalogo dell'Arte Italiana Ottocento-primo Novecento n° 42, Metamorfosi Editore, Milano 2013, p.179
    Stima minima €6000
    Stima massima €8000
  • Casciaro Giuseppe (Ortelle, LE 1863 - Napoli 1941) Forio d'Ischia
    olio su tela, cm 23x55
    firmato e datato in basso a sinistra: G. Casciaro 29 agosto 1912

    Esposizioni: Circolo della Stampa, Milano 1994

    Bibliografia: Immagini e Miti, Nuova Bianchi d' Espinosa , nov. 1994 pag. 34
    Stima minima €2200
    Stima massima €3500
  • Ragione Raffaele (Napoli 1851 - 1925)
    Boulevard à Paris
    olio su tela, cm 27x41
    firmato in basso a sinistra: R. Ragione
    Stima minima €4000
    Stima massima €7500
  • de Sanctis Giuseppe (Napoli 1858 - 1924)
    Figura orientale
    olio su tela, cm 70x50
    firmato e datato in alto a destra: Gius. de Sanctis 1885

    Provenienza: Coll. privata, Roma


    Sembrerebbe quasi che essere tenuto a battesimo dal grande compositore Verdi e portarne per giunta il nome abbia segnato in qualche modo il destino di Giuseppe de Sanctis fin dalla più tenera età: affidato ben presto ad un altro celebre
    amico di famiglia, Domenico Morelli, gli si prospettava una lunga carriera di trionfi in campo artistico. Nonostante gli studi dal vero infatti il giovane de Sanctis sviluppò subito interesse per le composizioni storiche e le ambientazioni esotiche, entrambi generi di grande successo sul mercato internazionale.
    L’essersi orientato dunque verso una pittura molto gradita al pubblico borghese raffinato e cosmopolita condusse de Sanctis, probabilmente per intercessione del potente mercante Goupil amico del Morelli, a viaggiare frequentemente alla volta delle più importanti capitali europee, come ad esempio Londra e Parigi dove entrò in contatto rispettivamente
    con Lawrence Alma Tadema e Jean-Léon Gérôme; nella Ville Lumière l’artista ebbe inoltre occasione di partecipare più volte agli accorsati Salon, accrescendo ulteriormente la propria fama.
    Spesso ispirato dalle vedute di Venezia nonché nominato ritrattista ufficiale della famiglia reale, l’attività in Italia di de Sanctis si svolse tuttavia (com’era ovvio) principalmente nella natia Napoli: ivi notevole fu la sua militanza all’interno
    del Circolo Artistico Politecnico (fondato nel 1890 dalle vestigia della Società Promotrice di Belle Arti), per il quale realizzò poi le tele che adornavano la cosiddetta “farmacia” (la sala delle discussioni poetico-letterarie), nonché la
    partecipazione alla decorazione del Gran Caffè Gambrinus, allora da poco ristrutturato su progetto dell’architetto Curri.
    Agli inizi del XX secolo l’artista fu anche insignito del titolo di professore alla Scuola di pittura delle Belle Arti in aiuto del titolare Vincenzo Caprile, mentre circa venti anni dopo ottenne la cattedra di Incisione all’interno della
    stessa istituzione accademica: molto documentata infatti (seppur forse meno conosciuta) è l’attività di de Sanctis nel campo della grafica, di cui ci restano a pregevolissimo esempio riproduzioni di celebri capolavori quali La tentazione di
    Sant’Antonio del Morelli (acquaforte) e La carica dei bersaglieri a Porta Pia di Michele Cammarano (incisione).
    L’opera proposta raccorda due temi assai cari all’autore, ovvero la già citata, fantasiosa rappresentazione di ambienti esotici e la raffinata figurazione di sensuali soggetti femminili (quest’ultima particolarmente apprezzata per esecuzione dalla critica del tempo). Dalla datazione riportata si potrebbe anche ipotizzare l’identificazione con uno dei due dipinti che, insieme alla celebre Preghiera della sera a Bisanzio (più volte in mostra anche in varie città europee), furono esposti alla Promotrice napoletana del 1886: se il Salotto giapponese evoca ovviamente atmosfere d’estremo Oriente, Fatma lascerebbe immaginare invece un setting arabeggiante, per cui la chiave interpretativa risiederebbe nell’attribuzione all’una o all’altra area geografica del ricercato portariviste ad intarsio e dell’eccentrico abbigliamento della protagonista della tela.
    Le larghe vesti della donna hanno inoltre una loro parte nel gioco cromatico sapientemente orchestrato dall’autore:l’intera composizione è in effetti basata su tenui variazioni del blu e del celeste, del rosa, del giallo e del bianco, ed i passaggi tra tinte e mezze tinte sono tanto graduali e delicati che i corpi quasi sembrano mimetizzarsi
    nell’ambiente, divenendone indissolubilmente parte; maggiore corposità e definizione sono conferite solo al citato mobiletto, al vivido dettaglio floreale e al dolce, pingue volto della ragazza, tutti elementi che, seguendo il fascio di luce che diagonalmente
    colpisce l’opera dal basso verso l’alto (osservando attentamente le ombre), sembrano guidare l’occhio dell’osservatore alla progressiva e sensuale scoperta di questo piccolo capolavoro.
    Stima minima €5000
    Stima massima €8000
  • Duclere Teodoro (Napoli 1815 - 1869)
    Tracciato del Corso Maria Teresa
    olio su tela, cm 30x44
    iscritto in basso a destra: le 28 Juillet 1853
    a tergo firmato: T. Ducler; timbro Galleria Giosi,Napoli

    Provenienza: Tullio Giosi, Napoli; Collezione privata, Napoli
    Esposizioni: Napoli, 1999; Napoli, 2002; Modena, 2003

    Bibliografia: Alfredo Schettini, La pitturanapoletana dell'ottocento, Napoli 1967, vol. I, tav. p. 25; Catalogo Galleria Giosi, Napoli 1999, tav. 36; Catalogo Ottocento, Torino 1999, p. 281; Catalogo Ottocento, Torino 2000, p. 305; Catalogo Ottocento, Milano 2000, n. 29 p. 175; Renato Ruotolo, La Scuola di Posillipo, Napoli 2002, p. 131; Rosario Caputo, Panorama Pittorico Napoletano dell'Ottocento, Napoli 2002, p. 47; scheda di Patrizia Piscitello in L'Ottocento napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero, a cura di Luisa Martorelli, Modena 2003, pp. 22-23; Rosario Caputo, Infinite emozioni La Scuola di Posillipo, Napoli 2010, p. 181




    L’insolito scorcio cittadino reso nel dipinto in oggetto, al di là dell’interesse paesaggistico demandato da Duclère alla resa atmosferica e al taglio, ha un valore documentario di carattere eminentemente storico-urbanistico: difatti la data posta al dipinto dal pittore “le 28 Juillet 1853” documenta con voluta precisione che sono trascorsi esattamente due mesi dall’inaugurazione del nuovo corso cittadino, intitolata alla augusta regina Maria Teresa, moglie di Ferdinando II di Borbone, al quale si deve il merito di avere promosso i lavori per la realizzazione del corso che, andando dalla Cesarea a Piedigrotta, a mezza costa, rendeva accessibile tutta la parte più alta della città. La costruzione della strada fu ordinata verso la fine del 1852, ne fu aperta la traccia il 6 aprile del 1853 e fu inaugurata il 28 maggio di quell’anno. L’avvenimento viene celebrato nel Giornale del Regno delle due Sicilie, in data 31 maggio 1853: “La traccia aperta il dì 6 aprile, è stata dalle LL. MM. Trascorsa in coccio il dì 28 maggio. In soli 44 giorni il vivo della montagna ha ceduto al ferro di mille operai, sei valli hanno indossato altrettanti ponti, dei quali due più alti che non è quello della Sanità a Capodimonte; sonosi dileguati gli ostacoli d’ogni sorta nella lunghezza di altre due miglia e mezzo, la strada insomma fu immaginata e fatta; e bellissima tra le belle che ornano il globo terraqueo, ...” (L. De la Ville sur-Yllon, Il Corso Vittorio Emanuele, in “Napoli Nobilissima”, IX, 1900, pp. 177-181, p. 18). L’inaugurazione del 28 maggio coinvolse le autorità cittadine e i festeggiamenti si protrassero fino a sera in tutta la città. Duclère rende in questo dipinto, con il segno agile e sintetico che caratterizza le sue opere, una veduta aperta della città che, attraverso il punto di vista alto, gli consente di tracciare il golfo dal lato di Mergellina e di Posillipo, con il profilo di Capri sulla sinistra, senza trascurare una attenta ricostruzione urbanistica. Il punto di ripresa si trova in quella parte del Corso che attualmente si innesta con parco Grifeo, mentre in lontananza si intravedono altri tornanti che prolungano il sentiero in direzione di Mergellina. Immediatamente a valle è ben riconoscibile la compatta cortina dei palazzi che si snodano sull’antica via Campana (attuale via Piscicelli), nel tratto che va dall’Ascensione (non visibile nell’immagine) a Santa Maria in Portico, la cui cupola svetta sulle case del borgo di Chiaia. L’inconsueto punto di vista non consente di osservare l’arco del litorale di Chiaia, ma si intravedono solo alcuni dei palazzi emergenti sulla Riviera, come il Palazzo d’Alarçon (poi residenza del Conte di Siracusa). In lontananza,illuminate dalla piena luce solare, appaiono le case del borgo di Mergellina oltre le quali si prolunga sullo sfondo il promontorio di Posillipo. Purtroppo i lavori cominciati e inaugurati così rapidamente, proseguirono con grande lentezza. I ponti che nella primavera del ‘53 furono realizzati in legno, vennero costruiti in muratura assai più tardi e si può dire che fino al 1860 - anno in cui, dopo la conquista di Garibaldi, il Corso fu dedicato al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele - la via era rimasta quasi solo tracciata.
    Stima minima €12000
    Stima massima €18000
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