Proveniente dalla raccolta personale del pittore d’origine abruzzese Carlo Verdecchia, questa bella terracotta è molto simile all’esemplare della Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano che raffigura un ragazzo utilizzato come modello anche per un’altra testa leggermente differente nella posa (oggi al Museo Civico in Castel Nuovo di Napoli).
Era il tempo in cui Gemito si rivolgeva esclusivamente al mondo dell’infanzia, senza ancora cercare la mediazione col classicismo, che sarebbe intervenuta in opere come l’Acquaiolo, e senza nemmeno ricorrere all’esasperazione della condizione umana di questo particolare strato della popolazione per suggerire nello spettatore sentimenti pietistici.
Questo fanciullo, in cui forse si riconoscono i tratti fisionomici del pittore Pennasilico, fa parte di una serie di volti infantili dallo sguardo triste, che ricorrono nell’immaginario dello scultore napoletano e nella coeva produzione pittorica dell’amico Antonio Mancini, in una straordinaria
comunione di intenti.
Isabella Valente