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ASTA

lotto 84

  • Palizzi Filippo (Vasto, CH 1818 - Napoli 1899) Cavalli in amore olio su tela cm 31x44,5 firmato in basso a sinistra: Fil. Palizzi


    Nella carriera di Filippo Palizzi, costellata di innumerevoli esposizioni, onorificenze ed incarichi istituzionali conferiti, dunque in generale di grande successo sia in Italia quanto all’estero, il rapporto tra l’artista ed il mondo animale occupa uno spazio assai cospicuo; non a caso del resto su una vasta bibliografica ricorre spesso la precisa espressione di “realismo animalista” in proposito del quintogenito di casa Palizzi.
    Se in effetti il rapporto suddetto potrebbe essere fatto risalire proprio ai primi anni di vita del nostro artista, quando egli con i fratelli (detti “muse”) modellava in creta elementi del presepio, per un più significativo (determinante, in realtà) confronto bisognò attendere gli anni napoletani, quando Filippo, pur avendo abbandonato gli studi accademici al Real Istituto di Belle Arti, per partecipare ugualmente ai concorsi da esso banditi prese a ritrarre animali dal vero nelle campagne.
    In una prima fase, coincidente grosso modo col quinto decennio dell’Ottocento, il Palizzi in realtà non dovette nella rappresentazione del mondo animale comportarsi molto differentemente da quanto già andava facendo per i costumi popolari, dividendosi cioè tra visione concreta del reale e studio di repertori di incisioni altrui: nel campo specifico della raffigurazione di equini fu ad esempio piuttosto logico ispirarsi ad opere inglesi, principalmente (a quanto sappiamo da documenti e confronti stilistici) quelle di John Frederick Herring. Ben nota è pure una iniziale influenza subita da parte della fisiognomica settecentesca di Lavater, testimoniata da disegni in cui i profili animali sono associati a volti umani caratterizzati dalle medesime espressioni.
    Un cambiamento di rotta sensibile, o meglio un ribaltamento della situazione di partenza, si verificò invece nel corso degli anni Sessanta, quando cioè Filippo si convinse del fatto che gli animali fossero in realtà ben più interessanti da rappresentare degli uomini stessi, e per una motivazione non in qualche modo ancora moralistica quanto piuttosto puramente estetica: l’attenzione veniva tutta a concentrarsi nella resa della primordiale comunione tra fauna e flora nonché dei molteplici effetti ottici determinati dal diverso posarsi della luce sul pelo ferino. A testimonianza di questa sfida rimane l’opera proposta in cui, in uno spazio recintato che lascia solo sottintendere la presenza umana, stanno alcuni cavalli a ruminare, dei quali i due in primo piano presentano in effetti sul manto vellutato un sapiente gioco chiaroscurale che modella ed esalta tangibilmente i possenti muscoli sottostanti, quasi fossimo in presenza di una scultura tridimensionale piuttosto che di un semplice dipinto.

Stima €8000 - €13000
Informazione asta 26/05/2016 19:00