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ASTA N. 113

lotto 114

  • Rossano Federico (Napoli 1835-1912)
    I Campi Flegrei
    olio su tela, cm 34,5x87,5
    firmato in basso a destra: Rossano

    Provenienza: Gall. Pisani, Firenze; coll. privata,Torino; coll. privata, Napoli

    L’opera è di committenza di Luigi Pisani, probabilmente il più importante mercante d’arte in Italia verso la fine dell’Ottocento (la sua galleria in palazzo Lenzi a Firenze fu assai celebre fino alla vendita avvenuta nel 1914 presso i Pesaro di Milano), attento conoscitore ed esperto della pittura di macchia, occasionalmente rintracciabile in qualche scritto critico del tempo: in proposito risulta qui particolarmente significativa la comparsa del suo nome in alcuni carteggi che Adriano Cecioni intrattenne con Marco de Gregorio e proprio con Federico Rossano, autore della tela.
    I tre protagonisti appena succitati ci riportano nell’orizzonte della Scuola di Resina (avendone tutti fatto parte), quella breve (durò non più di un
    ventennio) ma significativa esperienza artistica che, in aperto e aspro contrasto con l’arte propugnata da Domenico Morelli e dal suo seguito,
    intendeva raccogliere l’essenza della lezione naturalista di Filippo Palizzi aggiornandone il linguaggio, esercitando cioè «un’arte indipendente
    puramente verista e realista, tendente alla manifestazione semplice del vero nelle sue svariate forme, senza orpelli e transazioni» (citando il manifesto della Scuole redatto da Raffaele Belliazzi).
    Federico Rossano fu tra i fondatori della Scuola nel 1858, quando si trasferì appunto presso l’amico Marco de Gregorio lasciando gli studi di pittura
    al Real Istituto di Belle Arti, studi per la cui “conquista” in realtà aveva strenuamente combattuto in passato, abbandonando la scuola d’architettura
    contro il volere della famiglia, che per tutta risposta lo relegò in una stato quasi da diseredato. Questa dura esperienza biografica va ricordata poiché finì per influenzare irrimediabilmente la psicologia ma anche e soprattutto l’arte del Rossano, il quale favorì sempre soggetti malinconici nonché colori terrei ed uggiosi (almeno fino al trasferimento parigino nel 1877, allorché
    la sua tavolozza parve ravvivarsi un po’).
    Al carattere inquieto e mesto ben corrispose fin dalle prime prove pittoriche il paesaggio dei campi flegrei, «quella distesa monotona di piani acquitrinosi, tappezzata di erbe palustri, costellata di ciuffi di cannicci, fra la ferrigna
    collina di Cuma, il Mar morto e Lucrino» (così ebbe a dire il Fossataro, allievo del nostro autore), ripreso dapprima ancora secondo i canoni della
    Scuola di Posillipo (destando l’interesse del caposcuola Giacinto Gigante), attraverso cioè un filtro intimista e vagamente sognante, poi nel pieno stile porticese come dimostra un gruppo di opere tutte risalenti alla fine degli anni Sessanta del secolo, tra le quali spiccano certi esemplari prestigiosi (uno è pubblicato dal succitato Fossataro, un altro è andato venduto da
    Sotheby’s pochi anni or sono) nonché la tela qui in esame.

Stima €25000 - €45000
Informazione asta 08/04/2017 17:00