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ASTA N. 113

lotto 102

  • Gigante Giacinto (Napoli 1806 - 1876)
    Atrani olio su tela, cm 49x74,5
    firmato in basso a sinistra: Gia Gigante

    Provenienza: Coll. Eredi Gigante - Zezon, Napoli

    Bibliografia: S. Ortolani, Giacinto Gigante e la pittura di paesaggio a Napoli e inItalia dal 600 all'800, F. Di Mauro Editore 2009, tav. L

    La Gigante-Zezon occupa certo un posto di primaria importanza fra le raccolte di opere di Giacinto Gigante, opere che dalle dirette mani dell’autore
    giunsero all’altrettanto celebre famiglia Zezon – legata ad Antonio, incisore per la famiglia Borbonica e poi compagno del nostro (essendone
    coetaneo) nell’esperienza di Posillipo – tramite l’eredità dello stesso artista il quale, quasi a voler continuare la tradizione prettamente artistica della propria stirpe (non va dimenticata l’opera del padre Gaetano Gigante, dal quale il nostro apprese i primi rudimenti pittorici, né quella dei fratelli
    Ercole, Achille ed Emilia), organizzò matrimoni tra alcune delle sue figlie ed i discendenti di altri grandi maestri coevi (Fergola, Witting e, come si è
    detto, Zezon, ai cui figli Ferdinando e Giovanni andarono spose Silvia e Marianna Gigante).
    Se la prestigiosa provenienza non bastasse, anche la tecnica ad olio conferisce all’opera proposta un certo carattere di rarità, poiché come è noto il
    Gigante si profuse principalmente in acquarelli o incisioni acquerellate (fin dalla giovanile frequentazione con l’amico Achille Vianelli dello studio del paesaggista tedesco Hüber) non trovando mai troppo a lui congeniale il medium preferito da tanti rappresentanti della pittura più in voga, medium che rimane pertanto relegato ad una produzione relativamente esigua del nostro autore.
    Ad ogni modo Gigante dipinse il suo primo olio nel 1824 (‘Lago Lucrino’, ora al Museo di San Martino in Napoli) presso lo studio di A.S. van Pitloo,
    celeberrimo pittore olandese che giungendo a Napoli nel 1816 ed assumendo poi l’insegnamento di Paesaggio presso il Real Istituto di Belle Arti
    rivoluzionò la tradizione di un genere ritenuto allora “minore” trasmettendovi l’interpretazione tutta nordica (potremmo dire intimistica) del dato
    percettivo, col conseguente superamento di ogni intento meramente documentario ed illustrativo. Giacinto Gigante seguì gli insegnamenti del Pitloo
    in ambiente accademico (nonostante il nostro autore non vi fosse formalmente iscritto, provando un generale disprezzo nei suoi confronti) ma
    soprattutto al di fuori di esso, trovando una comunità di intenti con certi altri artisti che, riuniti appunto attorno l’olandese, andavano sostenendo il rivoluzionario studio degli ambienti dal vero e non più nelle fredde aule dei palazzi del centro: nacque così la Scuola di Posillipo.
    Nel descrivere quella grande esperienza artistica della nostra terra non vi giudizio più pregnante di quanto espresso dall’Alfredo Schettini: «Non è
    più, come per il passato, una puntuale, pedissequa e fredda trasposizione sulla tela: ora l’artista – libero da vincoli di convenzione o di accademia –
    interpreta il soggetto pittorico, lo vede attraverso la propria emozione visiva e spirituale, vi trasfonde la propria sensibilità cromatica».
    Forte di cotale approccio, ma mai davvero pago di sete d’innovazione, il Gigante frequentò per tutti gli anni Quaranta del secolo Sorrento e la sua
    penisola, sviluppando prima quella che Sergio Ortolani ha definito la sua “maniera rosea” e poi una più matura resa delle alterazioni cromatiche della natura al variare della luce (sintonizzandosi a distanza sulle coeve ricerche della francese Scuola di Barbizon): a questo preciso periodo ed alle sue temperie va ad ascriversi la tela in esame.

Stima €25000 - €45000
Informazione asta 08/04/2017 17:00