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ASTA N.117

lotto 52

  • Palizzi Filippo (Vasto, CH 1818 - Napoli 1899)
    La difesa dell'erba
    olio su tela, cm 49x73
    firmato e datato in basso a destra: Filip. Palizzi 1858


    Provenienza: Art Consulting, Modena; Gall. Vittoria Colonna, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Bibliografia: G. L. Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, X,
    Allemandi & C. editore, Torino 1993/1994, pag. 311; G. L. Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, XXI, Allemandi & C. editore, Torino 2003/2004, pag. 462; L’Ottocento Napoletano, a cura di R. Caputo, catalogo della mostra, Galleria d’Arte Vittoria Colonna, Napoli Dicembre 2005, pp. 44-45, n.21



    Ad appena un anno circa dalla morte di Filippo Palizzi già Domenico Morelli, suo amico di una vita (non senza una certa competizione), sottolineava come l’artista fosse stato un grande riformatore della pittura in chiave antiaccademica. In effetti Filippo al Real Istituto di Belle Arti di Napoli (ove egli giunse da Vasto nel 1836 sulle orme del fratello Giuseppe) resistette appena tre mesi, prendendo poi a frequentare insofferente a qualsiasi accademismo la libera scuola di Giuseppe Bonolis, dove venne fatalmente in contatto con le idee di Francesco De Sanctis: queste ultime, nonché i bandi di alcuni concorsi artistici cui volle prender parte, spinsero il nostro a studiare attentamente i propri soggetti dal vero, uso divenuto poi costante in tutta la sua produzione successiva, in particolar modo a partire dal 1847, quando Filippo prese a trascorrere ogni estate presso Cava dei Tirreni ove, egli scrisse, si trovavano «montagne, alberi, acqua, tutto; certi tipi di uomini, di donne, di una espressione ingenua, naturale, non convenzionale come in città».
    Questi interessi sono tutti presenti nell’opera proposta, sebbene appaia chiaro che tanto il paesaggio agreste quanto i due contadini in costumi popolari (allo studio di quest’ultimi Filippo dedicò un intero soggiorno in Basilicata nel corso del 1841) non siano altro che corollari all’attenta e minuziosa rappresentazione animalistica che caratterizza la maggior parte dell’opera palizziana: protagonisti assoluti della tela risultano infatti l’asinello centrale e le capre che lo circondano, tutti tesi in una dinamica che richiama chiaramente la precedente “Difesa del gregge” del 1854, ove però lo studio ancora pedissequo dei modelli da incisioni altrui s’era tradotto in pose forzate e convenzionali, mentre è qui prorompente la spontaneità conquistata attraverso la piena maturazione del linguaggio pittorico dell’autore; le capre del resto già compaiono in vari dipinti del Palizzi (basti qui ricordare il gruppo oggi all’Accademia di Belle Arti in Napoli), e pure il fieno cui esse avidamente anelano pare riprendere “Un fascio d’erba di primavera”, conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna in Roma nella celebre sala dedicata al grande artista abruzzese.

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Informazione asta 20/05/2017 18:00