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ASTA N.117

lotto 66

  • Viti Eugenio (Napoli 1881 - 1952)
    Nello studio
    olio su tela, cm 111x73,5
    firmato in basso a destra: Eugenio Viti

    a tergo cartigli: Mostra del Sindacato della Sardegna; Esposizione Internazionale, Vienna; Carnegie International Exhibition, Pittsburgh; Esposizione d'arte Italiana, Budapest

    Provenienza: Coll. privata, Roma; coll. privata, Napoli

    Esposizioni: IV Mostra del Sindacato della Sardegna, Palazzo delle Belle Arti Cagliari ottobre-dicembre 1933; Esposizione Internazionale, Palazzo delle Arti Vienna 1933; Carnegie International Exhibition, Carnegie Institut,Pittsburgh 1934; Esposizione d'arte Italiana, Budapest 1936; II Mostra Sindacato Nazionale Fascista B.A., Napoli 1937

    Bibliografia: II Mostra Sindacato Nazionale Fascista B.A., Napoli 1937 pag.103 n. ord.19 tav.72; M. Picone Petrusa, Eugenio Viti, Paparo Editore, Napoli 2007 – n° cat. 95





    La prima produzione di Eugenio Viti fu ricondotta felicemente da Paolo Ricci all’interno delle tendenze secessioniste che andavano fioccando all’inizio del secolo scorso in tutta Europa: fu proprio Ricci infatti a denominare opportunamente quel gruppo di ventitré artisti di scuola napoletana i quali, percependo il Circolo Artistico Politecnico (fondato nel 1907) come un organismo non meno vetusto dell’ormai compassata (ma ancora esistente) Società Promotrice di Belle Arti, decisero di riunirsi in un comitato libero da qualsiasi altra istituzione preesistente, organizzando poi la Prima Esposizione giovanile d’arte di Napoli (1909); i partenopei ripeterono di fatto a circa vent’anni di distanza quanto accaduto in area mitteleuropea con lo Jugendstil tedesco e con la Secessione viennese, e quest’interesse si traduce in Viti in un’opera divisionista quale “In giardino” (1910-1911), vicina a certi risultati di Klimt che il nostro autore vide certamente fra l’Esposizione Universale di Bruxelles del 1910 (cui partecipò grazie all’intercessione del suo maestro Vincenzo Volpe) e l’Esposizione Internazionale di Roma dell’anno seguente.
    Come tuttavia già nella capitale austriaca (e così a Monaco) si può dire che l’impianto accademico di fondo, per quanto criticato fosse, mai fu abbandonato davvero del tutto, così in Campania rimase sempre in piedi una sorta di ponte fra tradizione e tendenze innovatrici: Viti finì allora per esporre più volte alle Promotrici napoletane che tanto aveva criticato coi membri della sua cerchia. Particolarmente significativa risultò per il nostro autore la partecipazione dell’edizione del 1922, allorché con “Calvario” si verificò il fondamentale «passaggio dal luminoso linguaggio giovanile secessionista a quello caratterizzato da forti contrasti di ombra/luce mutuati dalla tradizione del Seicento napoletano» (Picone), filtrato dagli insegnamenti dell’altro grande mentore del Viti, Michele Cammarano: questa temperie dominerà tutta la produzione di Eugenio tra primo dopoguerra e gli anni Trenta.
    A questo nuovo stile pittorico appartiene dunque anche l’opera proposta, datata da Picone tra 1930 e 1934, anni in cui lavora come domestica presso casa Viti Vincenzina, modella della tela. Se tuttavia Picone ha potuto nella propria monografia sull’autore servirsi solo di foto d’archivio dell’opera, per lei di ubicazione ignota, ricostruendone solo in parte la storia espositiva, il ritorno di questa sul mercato permette oggi di comprendere l’alta opinione (assai maggiore di quanto si potesse pensare) che di essa ebbe il nostro artista, se questi tanto la fece viaggiare fra dentro e fuori l’Italia.

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Informazione asta 20/05/2017 18:00