Netti Francesco (Santeramo in Colle 1832 -1894)
Un angolo del mio studio
Olio su tela, cm 44,5 x 54,5
Sul retro frammenti di etichetta della “IX Esposizione della Città” – 4; antico bollino: 189.
Provenienza: Coll. privata, Bari; Coll. Comm. Edoardo Dalbono, Napoli; Coll. privata, Napoli
Esposizioni: IX Esposizione Nazionale d’Arte di Venezia, 1910; Mostra di Francesco Netti, sala 37, n.4, Bari 1980.
Bibliografia: IX Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, catalogo della mostra, Venezia 1910, pp. 146-149: “Mostra di Francesco Netti”, a cura di Giovanni Tesorone; L. Azzarita, IX Biennale d’Arte a Venezia. I Meridionali: Francesco Netti, in «Corriere delle Puglie», 12.7.1910; A. Valentini, Arte e artisti pugliesi. I quadri del Netti a Venezia, in «Corriere delle Puglie», 3.12.1910; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, Milano 1934, p.473; A.M. Comanducci,Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei, Milano 1973, IV° vol., p. 2209; C. Farese Sperken, Francesco Netti (1832-1894) un intellettuale del sud, Catalogo Mostra Pinacoteca Provinciale di Bari, marzo-maggio 1980, Roma 1980, p.42 tav. 2 (ma con riproduzione errata); R. Caputo, La Pittura napoletana del II Ottocento, Di Mauro Editore, Sorrento (NA) 2017, p.129.
Francesco Netti appartiene a quel gruppo di pittori napoletani discepoli, fra il 1860 e il 1870, di Filippo Palizzi e Domenico Morelli. Artisti così diversi per temperamento, per sentimento e per espressione tecnica ma che rappresentarono a Napoli tutto un tempo e tutta una scuola. Essi, prima ancora di essere insegnanti, erano innanzitutto pittori. I quali fecero sorgere, attorno a loro, artisti come Dalbono, Toma, Tofano, Boschetto e Netti. Gli stessi che fiorirono in quella primavera dell’arte italiana che fu la Mostra Napoletana del 1877 dove, per l’appunto, si poté osservare il genio di Francesco Paolo Michetti, Antonio Mancini, Vincenzo Gemito, Achille D’Orsi e tanti altri. Fu allora che Eleuterio Pagliano pronunziò la frase così generosa per un italiano del nord, il sole viene dal Mezzogiorno. Assorbendo, dunque, questo “bagliore” artistico, il pittore di Santeramo in Colle, sviluppò la sua cifra pittorica. Egli fu sempre un sentimentale per ciò che attiene lo spirito dell’artista ma soprattutto un pittore dotato di fine cultura; fu critico d’arte sottile ed ebbe il pregio di vedere l’arte, come la sua vita, in maniera aperta, semplice, sincera e da vero aristocratico dell’intelletto e del cuore. A distanza di molti decenni dalla prima ristampa dei suoi scritti e dopo le analisi critiche di Paola Barocchi del 1972, appare più chiaro, nella storia della critica d’arte, «il posto e il significato» dell’opera di Francesco Netti e il riconoscimento di una realtà percorsa da non poche trasformazioni, di cui gli artisti e i critici furono protagonisti consapevoli del cambiamento. Ruolo svolto con autorevolezza da Netti, accanto a quella di Imbriani e degli altri artisti e critici che negli anni precedenti l’unificazione e quelli immediatamente successivi, furono impegnati nell’opera di “svecchiamento” dell’arte nazionale. A maggior ragione e ritornando al Netti pittore, va sottolineato che Un angolo del mio studio, esposto alla Biennale veneziana del 1910, assume un valore emblematico proprio per la specifica attività artistico-culturale di Netti. Il duplice talento e la problematica doppia attività, raramente trovano un’esplicazione così chiara come in questo dipinto. Mentre l’osservazione delle stampe e di alcune foto da parte della donna in primo piano rimanda al pittore, la scrivania e i libri e le carte sullo sfondo rivelano, con discrezione, l’attività letteraria del Netti.