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  • Crisconio Luigi (Napoli 1893 - Portici, NA 1946) Nudo femminile olio su tela, cm 94,5x136 firmato e datato in alto a sinistra: L. Crisconio 34 XII

    Nel delineare certi profili dell’arte napoletana del ventesimo secolo capitano sotto mano fonti che, pur necessitando di una lettura accorta e consapevole, che non cada cioè nella trappola di accettarle acriticamente nella loro totalità, colpiscono ancora oggi per appassionata forza ed indiscusso fascino. Di Paolo Ricci, ad esempio, il cui testo è stato per un certo tempo quasi unico nella sua trattazione, non va dimenticata la partecipazione in prima persona (in quanto pittore) al dibattito artistico di nostro interesse, cosicché il suo giudizio non può assolutamente considerarsi in generale imparziale (né rigorosamente scientifico), tuttavia allo stesso modo non è possibile non ammettere l’arguzia e la profondità di certe sue conclusioni.
    Luigi Crisconio in definitiva deve molto al Ricci: quest’ultimo ne dà in vero un’immagine vagamente romantica, solitaria, quasi vittimistica, negando sulla carta la presenza che di fatto il primo ebbe nella scena artistica del tempo (almeno da un punto di vista espositivo); Ricci tuttavia coglie pienamente l’essenza poetica di Crisconio, e questa appare alla luce delle odierne conoscenze tanto più forte se si considera appunto come permise al nostro di imporsi nel sistema espositivo locale e nazionale (ancor più, nell’irreggimentato sistema dell’arte fascista) pur non aderendo a nessun movimento artistico al tempo noto e/o apprezzato: Crisconio infatti né si avvicinò ai dittami sempre più diffusi (talvolta imposti) del Novecento, né del resto seguì gli ultimi stralci dell’attardata arte napoletana di gusto ancora ottocentesco o di primissimo Novecento; l’artista, insomma, non seguì l’immagine ancora sognante e folcloristica della Napoli gioiosamente popolaresca e anzi, lo mette proprio Ricci nero su bianco, si fece nei suoi paesaggi disilluso (senza cioè un preciso intento di denuncia) rappresentante della città che stentava ancora a definirsi pienamente moderna, vivendo dei contrasti fra strutture in acciaio ed istituzioni ancora di fatto rurali, benessere borghese e disperazione proletaria, insomma quella «città dietro il paravento del Risanamento» di cui parlava Matilde Serao. La scarsa piacevolezza di questo mirabile filone artistico nell’arte di Crisconio certo non gli valse il successo sul mercato, per cui l’autore fu spesso costretto a svendere (se non regalare) le sue composizioni; non è da escludersi nemmeno la distruzione delle stesse, se sempre il Ricci riporta un aneddoto circa il recupero (per merito suo) di un nudo prossimo ad esser riutilizzato come mero sostegno di un bassorilievo dello scultore De Veroli.
    Di fianco alla produzione paesaggistica (ed ai molti autoritratti) di Crisconio si collocano infatti alcuni monumentali nudi femminili che ritraggono ora Elisa, ora Giannina (le sue modelle preferite, la prima in particolare): in essi, e dunque nell’opera proposta, ancora più mirabile è la possente resa dei volumi che, se più volte ha condotto la critica ad accostare l’autore partenopeo al francese Cézanne, resta tuttavia una cifra tutta sua peculiare, e di indiscutibile valenza artistica.

Stima €4000 - €7000
Base Asta € 2000
Informazione asta 16/05/2019 15:00