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ASTA 141

lotto 105

  • Palizzi Francesco Paolo (Vasto, CH 1825 - Napoli 1871)
    Natura morta
    olio su tela, cm 37,5x55
    firmato in basso a sinistra: Fran. Paolo Palizzi
    a tergo residui di cartigli

    Deceduto prematuramente, Francesco Paolo Palizzi non portò purtroppo a compimento una ricca produzione artistica, che inoltre si disperse in gran parte fra varie e prestigiose collezioni francesi, visto che l’autore fu stabile a Parigi fino appena ad un anno prima della sua morte. Ritrovare dunque sul mercato un suo dipinto costituisce sempre una sorta di piccolo miracolo, considerando poi l’importanza (riconosciuta piuttosto di recente) che l’artista ebbe nel rinnovamento del genere della natura morta in Italia nel corso del diciannovesimo secolo. In vero il giovane Palizzi (penultimo dei nove pargoli della famiglia) s’avvicinò innanzitutto alla pittura di storia sotto la guida del maestro Camillo Guerra, ma fu poi il vivo interesse per gli insegnamenti di Gennaro Guglielmi, unito allo studio dei grandi maestri del passato quali i caravaggeschi Recco e Ruoppolo (ma anche Giacomo Nani e Luca Forte), a farlo rivolgere verso la grande tradizione della natura morta, che come s’è detto Francesco Paolo rinnovò e rinvigorì al suo tempo (quasi solo, fra i contemporanei) tramite l’adozione di uno stile pittorico che gli venne principalmente dal fratello Nicola, caratterizzato da una pennellata particolarmente larga e materica. Sarebbe comunque assurdo ignorare una certa influenza subita (soprattutto nelle prime prove artistiche) anche da parte dell’altro fratello Filippo, grande innovatore di tutta la scuola napoletana ottocentesca.
    Più determinante tuttavia fu forse il rapporto col più anziano Giuseppe Palizzi, che condusse il nostro a Parigi (mettendolo poi in contatto con i membri della Scuola di Barbizon): determinante, come s’è appena detto, poiché Francesco Paolo in Francia poté ammirare l’opera di Édouard Manet ed il recupero che questi andava allora facendo della natura morta e degli esiti cui in questo genere era precedentemente approdato Jean-Baptiste-Siméon Chardin; del grande Manet il giovane Palizzi riprese con convinzione il fare pittorico sintetico, non esimendosi da vere e proprie citazioni che comunque risalivano a topoi tipici del genere, quale il coltello in bilico sul margine del tavolo che va definendo prospetticamente lo spazio della rappresentazione: caratteristiche, queste, entrambe chiaramente visibili (e con felice realizzazione, aggiungeremmo) nell’opera proposta.

Stima €4000 - €6000
Informazione asta 23/11/2019 19:00