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ASTA N. 113

lotto 91

  • Migliaro Vincenzo (Napoli 1858 - 1939)
    La venditrice di arance
    olio su tela, cm 61x47,5
    firmato in basso a destra: Migliaro
    a tergo: vecchio cartiglio Galleria Pesaro, Milano

    Provenienza: Gall. Pesaro, Milano; coll. privata,Roma; coll. privata Napoli
    Esposizioni: Milano 1927
    Bibliografia: Mostra di Vincenzo Gemito, Vincenzo Caprile, Vincenzo Migliaro, Galleria Pesaro, Bestetti e Tumminelli, Ed. Milano 1927

    Impossibile non concordare con gli esiti cui Pier Luigi di Giacomo è pervenuto pochi anni or sono nella sua introduzione al recente testo su Vincenzo
    Migliaro: la città di Napoli sta “riscoprendo” (Di Giacomo tiene a sottolineare questo termine, dato che il maestro ebbe già in vita gran successo nella
    propria città) l’artista ora che, reagendo ad un lungo momento di crisi (e potremmo dire anche al vilipendio cui è di continuo sottoposta da forze
    esterne alla città stessa), essa va ripiegandosi sulle proprie origini ricercando l’identità sua più autentica.
    Autenticità, si è detto, che sta un po’ nascosta sotto i molteplici cliché che su Partenope si sono accumulati nei secoli, e che appunto già nel suo tempo Migliaro, erede rigoroso della gran scuola napoletana attenta solo e sempre alla raffigurazione del vero, andò oltrepassando, cogliendo della sua città fin dagli esordi nei Quartieri Spagnoli (dov’era nato) non gli aspetti folcloristici ed in un certo senso piacevoli di cui tanti pittori facevano buon mercato coi turisti di turno, ma piuttosto quelli più cupi, soffocanti nei vicoli, squallidi nella miseria. Non deve intendersi però una qualche denuncia sociale nell’arte del Migliaro, perché l’autore non ha altro intento che quello descrittivo, egli non opera che un’indagine, e non a caso proprio il nostro fu scelto (a partire dal 1885 circa) per fissare su tele e tavole l’immagine di quella Napoli destinata ad esser obnubilata dal Risanamento.
    Per quanto l’oscurità possa permeare certe opere del Migliaro, quasi a ripercorrere la grande tradizione secentista e caravaggesca dell’arte partenopea,
    la popolazione cittadina non appare mai nei dipinti del maestro avvinta, rassegnata, ma anzi pare sempre che riesca a trovare quel che di buono c’è
    nella propria esistenza, e a valorizzarlo pure, manifestando quella genuina voglia di vivere da cui ancora oggi è caratteristicamente connotata: allora
    le “strettole” pullulano dei loro abitanti, i mercati s’affollano di merci e compratori, e l’esperienza visiva trascende negli altri sensi, restituendoci suoni ed odori degli ambienti rappresentati. Protagonista indiscussa di questi scenari è la donna, erede della sirena genitrice e sacerdotessa pertanto delle forze più arcaiche della città che solo attraverso di lei riescono a svelarsi, negli strilli delle popolane, negli “inciuci” appena sussurrati, nella silenziosa
    sensualità dei corpi pingui delle prostitute.

Stima €25000 - €35000
Informazione asta 08/04/2017 17:00