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ASTA N. 121

lotto 55

  • De Nittis Giuseppe (Barletta 1846 - Saint Germain en Laye, FR 1884)
    Controluce
    olio su tela, cm 72,2x53,2
    firmato in basso a sinistra: De Nittis

    La presenza di una terza versione di Controluce di De Nittis, rimasta finora inedita, costituisce una vera sorpresa, anche perché rimette in discussione alcuni aspetti non secondari delle varie redazioni del dipinto, che peraltro in quella che qui si presenta era ben noto a Giuliano Briganti, consultato nel 1987 dai proprietari dell’epoca per averne un parere. La differenza più evidente con le altre due versioni (la prima in collezione privata, pubblicata da Piceni-Pittaluga nel 1963; la seconda presso la Pinacoteca di Bari e pubblicata in tutti gli ultimi cataloghi su De Nittis) è la presenza di una figura maschile accanto a quella femminile che da anni pigramente si continua a identificare con Léontine De Nittis. Secondo Briganti, che in una lunga lettera dell’87, nel confermare autorevolmente l’autografia dell’opera, ne magnificava la sensibilità coloristica e ne esaltava l’aura “poetica”, il dipinto in questione sarebbe una prima versione, mentre gli altri due dipinti potrebbero essere successivi, in quanto il pittore si sarebbe accorto che raffigurare “un vivido e malinconico ritratto di sposi” era “banale e forse poco pregnante”, mentre poteva costituire “per l’autore una elaborazione scenica ben più convincente” rappresentare la sola Léontine dal vero.
    Il primo punto da mettere in discussione è proprio l’identificazione con Léontine, perché come alcuni anni or sono aveva osservato in una intervista Lamacchia, non c’è alcuna somiglianza con la moglie di De Nittis che aveva un ovale delicato, dal mento lievemente appuntito e un naso sottile, mentre la figura femminile di Controluce ha un ovale arrotondato, non particolarmente fine e con un inconfondibile naso arrotondato anch’esso (volgarmente si direbbe “a patata”). Lamacchia proponeva una identificazione con la moglie del pittore Pissarro, con cui effettivamente potrebbe esserci una somiglianza, io potrei aggiungere la moglie del pittore José Maria de Hérédia (peraltro già ritratta da Nittis distesa e di profilo), ma a questo punto diventa decisiva la figura maschile, in quanto, sia se si trattasse della coppia De Nittis sia se fossimo in presenza della coppia Pissarro o di quella Hérédia, nella figura maschile dovremmo ravvisare l’uno, l’altro o l’altro pittore ancora; cosa, questa, da escludere decisamente poiché conosciamo bene le fisionomie dei tre pittori, e non potrebbero essere più diverse.
    Un riscontro fisionomico con le fotografie dell’epoca potrebbe esserci con due personaggi molto noti dell’ambiente parigino ed esattamente con il poeta Paul Verlaine e con la moglie Mathilde Mauté, sposata nel 1870 quando aveva solo diciassette anni. Le somiglianze sono veramente impressionanti, ma naturalmente da sole non bastano. Dalla documentazione fino a oggi nota non è mai emersa una conoscenza diretta fra De Nittis e Verlaine. La cerchia dei Goncourt frequentata assiduamente dai De Nittis disprezzava addirittura Verlaine per le sue perversioni e intemperanze. Tuttavia tramiti di conoscenza non erano impossibili: sappiamo che Verlaine frequentava fra gli altri nel circolo di Ricard José Maria de Hérédia, amico dei Goncourt e di De Nittis e nel Journal dei Goncourt all’epoca della Comune si accenna di sfuggita a M.me Paul Verlaine che avrebbe chiesto alla moglie dell’incisore Philippe Burty (amico anche lui dei Goncourt e dei De Nittis) aiuto per il marito che durante i moti si trovò a mal partito e voleva nascondersi.
    Un’altra difficoltà potrebbe esserci con le date: Controluce I e II consuetamente sono stati datati da Christine Farese Sperken in varie occasioni al 1878 e più recentemente da Alessandra Imbellone nel catalogo del 2013, a cura di Angiuli e Mazzocca, al 1880, mentre Briganti, senza pronunciarsi su una data precisa, era dell’opinione che l’opera fosse ancora un po’ più tarda rispetto al 1878-79, soprattutto considerando la maturità del linguaggio pittorico che dimostrava come De Nittis avesse messo a frutto pienamente le suggestioni che gli derivavano dalla conoscenza diretta di Manet. Sull’influenza di Manet – che si riscontra nell’andamento sciolto delle pennellate, oltre che nel tipico contrasto bianco-nero – siamo tutti d’accordo, e infatti il pittore francese viene puntualmente ricordato proprio per quest’opera da tutti i critici che se ne sono occupati. Va tuttavia osservato che nei cataloghi più recenti, a proposito dell’abito della figura femminile in Controluce, si dice che ha un colore grigio-azzurrino, ma si tratta di un vero e proprio fraintendimento. L’abito è bianco, ma, poiché De Nittis applica le regole delle ombre colorate messe a punto dagli impressionisti e adottate precocemente anche da Manet, diventa grigio-azzurrino per effetto dei riflessi e del controluce. Per quanto riguarda la relazione cronologica che il dipinto ha con le due varianti già note, il mio parere diverge da quello di Briganti: sono infatti dell’avviso che le due versioni note siano antecedenti, anche perché il dipinto in mostra, per quanto incompiuto, risulta maggiormente rifinito rispetto agli altri due, in particolare nella mantella bordata di pelliccia; probabilmente doveva essere prevista una redazione finale che finora non è emersa e che non sappiamo se sia mai stata realizzata.
    Tornando alle difficoltà create dalla datazione, queste si rivelano come tali proprio ai fini della identificazione dei personaggi: riassumendo, i Verlaine si sposano nel 1870 e hanno subito un figlio, Georges, che nasce nel 1871; il matrimonio dura poco a causa della relazione omosessuale fra Verlaine e Rimbaud che ha inizio fra il 1871 e il 1872 per finire drammaticamente nel 1873. I coniugi divorziano ufficialmente solo nel 1885, ma si separano di fatto molto presto. Appare un po’ strano che la coppia si sia fatta ritrarre dal pittore mondano per eccellenza, quale era De Nittis, fra il 1878 e il 1880-82, ossia quando la crisi era in atto da un pezzo. Si potrebbero fare tre ipotesi: la prima, il dipinto è stato eseguito in occasione di un tentativo di riavvicinamento dei Verlaine (di un tentativo fra il 1873 e il 1874 siamo a conoscenza, ma non sappiamo se sia stato l’unico); la seconda, l’opera doveva avere una funzione di facciata e salvare le apparenze, cosa che poteva forse andare bene alla ‘borghese’ Mathilde, ma non a Verlaine che era un personaggio del tutto anticonvenzionale; la terza – e questa è l’ipotesi più fantasiosa che possiamo azzardare – la committente potrebbe essere la sola Mathilde che, inseguendo romanticamente l’immagine del suo matrimonio con il poeta, chiede a De Nittis di produrre “un falso”, rispetto alle situazioni reali; questo spiegherebbe il fatto che la figura maschile sia lievemente arretrata, tanto da sembrare quasi “appiccicata”. L’altra possibilità che l’opera sia da retrodatare al 1870-71, ossia al tempo più felice del matrimonio dei Verlaine, viene contraddetta dal linguaggio pittorico, che abbiamo visto essere così vicino a quello degli impressionisti; nel 1870-71 De Nittis era in una fase diversa: da una parte era ancora molto legato alla matrice naturalistica da cui proveniva e dall’altra si era invischiato con le richieste di una pittura commerciale da parte di Goupil.
    Ma a questo punto torniamo almeno in parte al punto di partenza: se i due personaggi non fossero i Verlaine, chi potrebbero essere? Purtroppo con sicurezza possiamo solo dire chi “non” sono.

    Mariantonietta Picone Petrusa

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Informazione asta 25/11/2017 19:00