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ASTA 141

lotto 121

  • Palizzi Giuseppe (Lanciano, CH 1812 - Passy 1888)
    Fanciulli al pascolo
    olio su tela, cm 65x99,5
    firmato in basso a destra: Palizzi

    Maggiore per età fra i pittori della fortunata famiglia Palizzi, Giuseppe fu con ogni probabilità anche quello che godette in vita di miglior fortuna, avendo saputo cogliere le molte occasioni offerte agli artisti del tempo dagli ambienti francesi e soprattutto di Parigi, ove il nostro come è noto si trasferì fra il 1844 e l’anno successivo, chiuso ogni rapporto con il mondo accademico napoletano (vuoi per ragioni strettamente estetiche, vuoi per altre legate invece alle sue simpatie politiche); dell’avventura di Giuseppe nelle terre d’Oltralpe oggi si ricorda principalmente la sua adesione alla Scuola di Barbizon (egli si stabilì rapidamente nei pressi della foresta di Fontainebleau, cara a quel sodalizio di pittori, e addirittura si costruì col tempo un riparo fra l’aspra e fitta vegetazione), che costituì una solida via d’accesso al dibattito artistico locali e di conseguenza ai migliori salotti intellettuali della zona: veloce fu insomma l’ascesa alle più prestigiose committenze (anche ufficiali) ed esposizioni (costante fu la partecipazione ai Salon e non mancò alle Universali). Grazie al fitto corpo di epistole scambiate con i fratelli, in particolar modo con Filippo, mai comunque si recise del tutto il legame con l’Italia e con Napoli (con anche occasionali ritorni), ed anzi Giuseppe può oggi considerarsi un fondamentale punto di riferimento per tutti gli artisti che nel corso dell’Ottocento compirono l’agognato viaggio verso la Francia.
    Questa appartenenza a due terre (si potrebbe dire quasi una doppia cittadinanza) ebbe le sue ovvie conseguenze sulla ricerca pittorica di Giuseppe Palizzi: innanzitutto egli s’avvicinò ai Barbisonniers percependone le sostanziali comunanze con la rivoluzione artistica che nel nome di una stretta rappresentazione del vero suo fratello Filippo già andava professando negli ambienti intellettuali partenopei, ma del gruppo di Fontainebleau assimilò la sintetica pennellata a taches di colore che anticipava gli esiti dell’Impressionismo ed al contempo si contrapponeva in qualche modo ai dettagliatissimi dipinti di Filippo stesso; in secondo luogo la pur suddetta pittura dal vero va sovente trasfigurandosi nell’arte di Giuseppe in atmosfere idilliache che gli vennero dai giovanili studi accademici sotto la guida di Pitloo e Smargiassi (all’insegna insomma delle poetiche della tarda Scuola di Posillipo), che dunque sembra egli non riuscì mai a superare del tutto. Ecco allora quella pittura d’affetti concretizzatasi nell’opera proposta, ove nessun soggetto, umano o ferino che sia, è cioè rappresentato senza un proprio “nucleo familiare”, dalla coppia di contadinelle (con ogni probabilità mamma e figlia) al piccolo gregge di pecore ed all’agnello in primo piano con le mucche retrostanti, che si leccano poi amorevolmente riprendendo un tema già esplorato dall’autore in più dipinti; finanche nel piccolo rivo i volatili stanno rigorosamente in gruppo. Fa da sfondo un paesaggio dal sapore antico e moderno insieme, ove una visione per piani via via meno definiti ed un certo gusto per il dettaglio trovano posto sulla tela tramite una pennellata assolutamente aggiornata alle più recenti ricerche pittoriche del tempo.

Stima €13000 - €18000
Informazione asta 23/11/2019 19:00