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  • Pitloo Antonio Sminck (Arnhem 1790 - Napoli 1837)
    Abbadia della Trinità a Cava dei Tirreni
    olio su tela, cm 38×27
    firmato in basso a destra: Pitloo
    a tergo sulla tela una firma abrasa e una firma autografa: Paolo di Nola; nell’angolo della tela la sigla B.L.; Cartiglio Mostra Pitloo – Villa Pignatelli – Napoli 2004-2005 n.34

    Provenienza:Coll. Apa, Torre del Greco (NA); Coll. Polisiero, Napoli; Coll. Sarnelli, Napoli; Coll. privata, Napoli.

    Esposizioni:Napoli, 2001; Modena, 2003; Napoli, 2003; Napoli, 2004/2005; Vernissage de “Infinite Emozioni”, 03/12/2010, presso Voyage Pittoresque Napoli; Milano, 2018-19.

    Bibliografia: R. Causa, Pitloo, Napoli 1956, tav. 1; R. Caputo, La pittura napoletana dell’Ottocento, Catalogo “Vittoria Colonna”, n.9, Napoli 2001, pp. 68-69; M. Ricciardi, Paesaggisti stranieri in Campania nell’Ottocento, Salerno 2002, p. 52, fig. 27; L. Martorelli (a cura di), L’Ottocento napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero, Catalogo mostra Modena 2003,pp. 4-5; L. Martorelli – R. Caputo, La Pittura italiana dell’Ottocento

    Il dipinto è stato per la prima volta portato all’attenzione degli studi da Raffaello Causa, nella sua importante monografia dedicata al pittore olandese nel 1956. Nella costruzione prospettica l’opera viene tagliata da un albero, che funge da asse lievemente spostato sulla sinistra. L'intensità del paesaggio caratterizzato dalla macchia mediterranea è resa in primo piano con pennellate libere, che si sovrappongono nei verdi, nei marroni e negli ocra.
    L'opera si avvicina cronologicamente ad un gruppo di opere degli anni Trenta, quando il pittore olandese sembra avere scoperto la natura selvaggia e pittoresca di Cava, con il suggestivo profilo dei monti Lattari sullo sfondo, dove si evidenzia pienamente il superamento del paesaggismo analitico che aveva caratterizzato la sua prima produzione, sull'impronta del paysage classique sul quale si era formato, per cedere alla seduzione delle atmosfere mediterranee, senza abbandoni sentimentali, ma con una trattenuta sintesi lirica, evoluzione in cui ebbe molta importanza la conoscenza del paesaggio romantico inglese. Inoltre la natura romantica della Cava - un misto di natura scoscesa, con vegetazione boschiva fitta e inserzioni di edifici architettonici antichi (natura e storia) - è un luogo suggestivo di particolare richiamo per questi paesisti “integrali” come Pitloo.
    Il nostro paesaggio, in particolare, ritrae la celebre abbazia benedettina della Trinità a Cava, da una posizione di scorcio e in lontananza, quasi a voler presentare per prima cosa quell’aspetto circostante della natura “sublime” e “romantica” che accoglie e preserva l’Abbadia della Trinità, uno dei gioielli del Regno, meta dei pellegrinaggi dei fedeli e di numerosi viaggiatori tra Sette e Ottocento.
    L’abbazia è ricordata fin dal Medioevo, infatti, come uno dei centri religiosi e culturali più vivi dell’Italia meridionale, con la sua preziosa biblioteca che conservava rari incunaboli e codici miniati, contrassegnando i valori della scienza tecnologica e patristica della chiesa cattolica e, dunque, costituendo l’obiettivo esplorativo principale di numerosi artisti che si spingevano fin là.
    Siamo davanti a uno dei temi più rappresentati dai pittori della Scuola di Posillipo, da Raffaele Carelli a Giacinto Gigante a Teodoro Duclère, per non parlare dei numerosi stranieri, dal tedesco Georg Gmelin ai francesi A. Etna Michallon e Herman Delpech, all’inglese Samuel Palmer, che tra gli anni Venti e Trenta documentano a vario titolo un interesse preciso per Cava, visita quasi obbligata tra le numerose località del Regno delle Due Sicilie. Un esile albero, in primo piano, funge da quinta scenica principale sulla visione totale, ma è l’intensità della luce, a tratti con una dominante bruna e violacea, a fare da protagonista nel paesaggio, eseguito con pennellate libere e dense, sottolineando una fase dell’esperienza più matura di Pitloo, intorno agli anni Trenta. La scoperta della natura ibrida e pittoresca, con i suoi anfratti, i torrenti e le gole, avvolta da un fitto sottobosco, tipico di Cava e dintorni, non è affatto una novità per Pitloo che già prima di diventare docente alla cattedra di paesaggio presso il Real Istituto di Belle Arti a Napoli aveva al suo attivo, nell’elenco delle opere realizzate prima del 1824, ben sei dipinti raffiguranti vedute di Cava de’ Tirreni, appartenenti a personaggi di alto rango, quali il duca di Berwick, il duca di Terranova, il barone Steegragt, direttore del museo reale d’Olanda. (L. Martorelli in Romanticismo, cat. Mostra Milano, Cinisello Balsamo (MI) 2018, pp.309-310)
    La tela è da porre in relazione cronologicamente, per formato e per tecnica, agli studi ad olio su carta rintelata conservati nella collezione del Banco di Napoli (Roma: Antoon Sminck Van Pitloo, (1791-1837). Un paesaggista olandese a Napoli: ventisette opere ritrovate, catalogo della mostra, a cura di E. Di Majo, e M. Causa Picone, Galleria Carlo Virgilio, Roma).

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Informazione asta 20/06/2020 18:00