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  • Volpe Vincenzo (Grottaminarda, AV 1855 - Napoli 1929)
    Scolaretti all’oratorio
    olio su tela, cm 65,5×90,5
    firmato, datato e iscritto in basso a destra: V Volpe 1889 Napoli

    Provenienza: Aguttes S.A.S, Neuilly-sur-Seine, asta 12/03/2019, lotto 353/bis; Coll. privata, Napoli

    Bibliografia: Aguttes S.A.S, Catalogo asta 12/03/2019, Mobilier & Objets d'Art, lotto n° 353/bis, Neuilly-sur-Seine 2019, p.97.


    Iscrittosi al Real Istituto di Belle Arti di Napoli nel 1871, Vincenzo Volpe, in breve tempo passò dalla classe dei frammenti e di statua a quella di pittura, entrando di diritto nella cerchia degli eredi del morellismo quali Caprile, Costantini e Di Chirico. Volpe esordì alla Società Promotrice a Napoli del 1876 con Un carnevale in famiglia, mentre alla Promotrice al 1880, presentò Le monache del giovedì santo; da quel momento, realizzò una serie di tele di genere in una atmosfera intima, che raccontavano momenti di catechesi condotti da anziani preti o vecchie suore a piccoli fanciulli. Tra tutte basti ricordare la Dottrina cristiana, esposta alla Promotrice del 1887. La sua pittura non si distaccò dalla tradizione scolastica della scuola napoletana del secondo Ottocento, da cui derivò la sua struttura, ma fu arricchita di nuovi propositi, sviluppando un proprio “carattere” originale, ancorché coerente con gli insegnamenti di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi; maestro, il primo, nel campo del disegno e della composizione e il secondo, nell’osservazione naturalistica unita alla concretezza pittorica. Infatti, il suo spirito di osservazione, arricchito da un sentimento più caldo e un temperamento modesto, gli suggerivano di eliminare dalle sue migliori esecuzioni l’enfasi colorista della maniera morelliana, così come l’eccesso calligrafico palizziano. Come ebbe a dire Enrico Somaré: L’arte di Vincenzo Volpe ebbe per suo metro la misura, per suo criterio l’ordine, per suo strumento il mestiere e lo studio. A partire dagli anni ’90 Volpe pose il suo studio in una cappella sconsacrata, nel vecchio convento delle monache del Sacramento, in via Salvator Rosa. Da quel luogo presero corpo, se non le pitture sacre dei decenni successivi, certamente alcuni “interni” e “figure” intrise di quel misticismo in cui lo spirito contemplativo del pittore incominciava a declinare sempre più fortemente. Questa ampia premessa non fa che confermarsi in questa importante tela: Scolaretti all’oratorio, dove il pittore con il suo fare sapiente rifugge dai contrasti chiassosi così come dai colori troppo vistosi. L’accordo gentile dei mezzi toni rende, nella simpatica scenetta, il sentimento più intimo e familiare delle vicende quotidiane. Il tutto ammantato da luci delicate e tinte tenui che rimandano ad antiche abitudini rurali e frequentazioni conventuali. Non può sfuggire, sull’identificazione dell’ambiente, l’ampia panca da chiesa e il turibolo da processione in alto a sinistra. Anche la tipica sedia “Savonarola”, la cui struttura con due serie di listelli paralleli che si intrecciano, fu più volte ripetuta dal Volpe, come nella tela Un dono al convento, mentre la fisionomia della nostra vecchina è identica a quella impressa nella tela: Suor Colomba (Tranfaglia 1928, ill. b/n). I riferimenti e i personaggi sono chiari, così come il titolo dell’opera. Ci aiuta in questa ricostruzione certamente una piccola ma parziale replica, proveniente dallo studio del pittore, come riferito da Tranfaglia nella monografia dedicata all’artista, che fu dapprima all’esposizione d’Arte di Bologna del 1925 (con il titolo Scolaretto) e poi all’Esposizione postuma (con il titolo Scolaretto di campagna) organizzata dalla Galleria dell’Esame di Milano nel 1942, a tredici anni dalla morte dell’artista di Grottaminarda. Il predetto quadretto, però, si limitava a riprodurre solo il piccolo scolaro seduto sullo sgabello a sinistra della scena e grazie a questa nostra opera, oggi, la sua collocazione rientra in una più ampia scena che Volpe volle fermare nella sua più definitiva descrizione.
    Riferimenti bibliografici dell'opera "Scolaretto " : Prima Esposizione d’Arte a Bologna, Catalogo, 1925, p.17 n.129 ed ill. p.39; Tranfaglia A., Vincenzo Volpe e la sua arte sacra e Montevergine. Avellino 1928, tav b/n p.24 e p.86; Galleria dell’Esame, Mostra di Vincenzo Volpe, Milano 1942,tav. 24;

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Informazione asta 20/06/2020 18:00