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  • Gaeta Enrico (Castellamare di Stabia 1840 – 1887)
    Pescatori sulla spiaggia di Castellamare di Stabia
    olio su tela, cm 67 x 98
    firmato in basso a destra: E. Gaeta
    a tergo etichetta che riporta il numero 75.


    Balzato alle cronache in quanto vittima di un omicidio passionale a nemmeno cinquanta anni compiuti, Enrico Gaeta legò indissolubilmente la propria arte (di cui forse ci rimangono sempre troppo pochi esempi) alla natia Castellammare di Stabia ed ai suoi dintorni, alle aree cioè ove già da alcuni decenni prima della sua nascita (nel 1840) la nobiltà napoletana era solita costruire le proprie ville, complici anche le proprietà benefiche delle fonti locali. L’amore per la propria terra non poté che condurre il nostro verso la pittura di paesaggio, un genere al tempo comunque non felicissimo poiché considerato minore negli ambienti accademici (ma comunque di buon successo sul mercato).
    Prima fonte di ispirazione per Gaeta, come del resto per tanti altri, fu la Scuola di Posillipo, che indubbiamente per prima avviò il rinnovamento della pittura di paesaggio in ambiente partenopeo nel corso dell’Ottocento, col suo caposcuola Giacinto Gigante: proprio guardando a quest’ultimo infatti il nostro si cimentò nell’acquerello, nonché si appassionò alle rovine di Pompei, allora oggetto di nuovi scavi.
    Alla lezione posillipista tuttavia Gaeta presto preferì il radicale rinnovamento che a Napoli verso la metà del diciannovesimo secolo andarono portando in pittura Domenico Morelli e Filippo Palizzi (il primo del resto era già insegnante della partenopea Accademia di Belle Arti negli anni in cui il nostro la frequentò). La vera svolta nell’arte di Gaeta avvenne infine solo con l’incontro col gruppo dei porticesi (ovvero la Scuola di Resina) ed in particolare Marco de Gregorio, attraverso il quale il nostro poté inoltre entrare in contatto con i macchiaioli toscani, l’influsso dei quali (Lega, Signorini, Cecioni, Fattori) su Gaeta già percepì anni fa Raffaello Causa.
    L’opera proposta in asta, il cui soggetto si ripete in vari dipinti dell’autore (“Marina di Castellammare” e “Montagne di Castellammare”, ma anche certi scorci di Pozzano e Quisisana nelle opere di proprietà della Banca Stabiese), presenta vari aspetti in comune con la produzione di De Gregorio, fra i quali non va ovviamente sottovalutata la tavolozza; anzi, proprio come talvolta per il porticese si notò a proposito di Gaeta: «la caratteristica principale dell’arte del paesista stabiese è rappresentata dai toni verdi: verdi cupi e teneri, verdi dorati e vivi, che squillano al sole, rallegrano la boscaglia, riposano all’ombra, si spengono e si rianimano, fra una macchia ed una radura, su cui piomba la luce luminosa del sole di mezzodì. I boschi di Quisisana, le campagne del Sarno, le colline di Pozzano, di Salara, Monte Coppola, Faito, i monti Lattari, selve e verzieri, rivivono nell’opera sua, componendo fra sbattimenti di ombre e inondazioni di luce, una grande sinfonia di verde».

Stima €10000 - €20000
Informazione asta 10/12/2020 17:00