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  • Gaeta Enrico (Castellamare di Stabia 1840 - 1887) Tetti olio su tela, cm 52x64 a tergo cartiglio delle “Celebrazioni della Campania” Provenienza: Eredi dell’artista, Castellammare di Stabia; Galleria Vincent, Napoli; Coll. privata, Napoli Esposizioni: Il paesaggio nella pittura napoletana dell’Ottocento, Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti, Napoli settembre 1936; Napoli,Associazione “Circolo ArtisticoPolitecnico”, 03 - 14 Maggio 2014 Bibliografia: Il paesaggio nella pittura napoletana dell’Ottocento, Sindacato Interprovinciale Fascista di Belle Arti, Napoli 1936, pag. 95 n.59; Don Riccardo, Artecatalogo dell’Ottocento “Vesuvio” dei pittori napoletani, Editorialtipo, Roma 1973, pag. 48; Enrico Gaeta a cura di Rosario Caputo , Ed. Vincent Napoli 2014, tav 6,pag. 20

    Più di altri pezzi della purtroppo esigua produzione dell’autore, morto prematuramente, l’opera proposta si denota come assai vicina al capolavoro indiscusso del Gaeta, “I pini” (in esposizione molteplici volte tra Italia ed estero), per il forte lirismo che la pervade principalmente grazie al sapiente uso dei colori, che colpì finanche il grande Raffaello Causa, il quale propose in generale per lo stile del Gaeta, ma riferendosi specificamente sia a “I pini” suddetti che a questa tela (nel suo commento intitolata “Veduta di tetti a Quisisana”), una certa consonanza coi primi Macchiaioli toscani.
    Se l’ambiente de “I pini” è tuttavia visibilmente crepuscolare, qui la luce appare più probabilmente come meridiana, e determina di conseguenza le gamme cromatiche adoperate, dal ventaglio di gialli ed aranci che identificano inequivocabilmente i materiali di costruzione delle case popolari (più volte è stata sottolineata la sorprendete abilità del Gaeta nella riproduzione delle mura rustiche, screpolate, palpabilmente materiche nelle sue opere) ai molteplici toni di verde notoriamente cari all’autore, vividi o cupi tra una macchia di vegetazione e l’altra a seconda di dove si posino i raggi solari. Questo trattamento dello spazio-luce pure caratterizza le serie di tele che Gaeta dedicò a Pompei (allora ancora oggetto dei nuovi scavi cominciati da Fiorelli pochi decenni prima) sotto l’influenza di Giacinto Gigante, nonché può considerarsi visibile esempio dell’adesione (non sempre dichiarata) dell’autore alla Scuola di Resina ed in particolare a certi modi di Marco De Gregorio, suo mentore per un certo periodo: la stessa composizione ritmica di quest’opera, assai particolare, fondata sul contrasto di pieni e vuoti e luci ed ombre nel susseguirsi e nel sovrapporsi degli edifici di Quisisana, ricorda del resto per certi versi la struttura di un celebre quadro dell’artista porticese, “La Strada di Resina”.

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Informazione asta 20/05/2021 15:00