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ASTA N°30 06.11.2010 18:00 NA Visualizza le condizioni
UNICA TORNATA
dal lotto 1 al lotto 265

PITTURA DEL XIX SECOLO

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

SCULTURE DEL XIX E XX SECOLO

Esposizione:
da sabato 30 ottobre a venerdì 5 novembre 2010
orario continuato 10:00 - 20:00 (festivi inclusi)
  • Parente Francesco (Napoli 1885-1969) Ragazzo bronzo h. cm 38 firmato sul retro: F. Parente
    Stima minima €700
    Stima massima €1000
  • Avolio Eugenio (Napoli 1876 - 1929) Nettuno bronzo h. cm 49 firmato sul retro: E. Avolio
    Stima minima €2200
    Stima massima €2500
  • Renoir Auguste (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919) Cocò gesso h. cm 29 firmato: Renoir
    Stima minima €4000
    Stima massima €6000
  • Jollo Domenico (Napoli 1866 - notizie 1892 /1900) testa di fanciullo bronzo h cm 26 firmato sul retro: D.Jollo

    Proveniente dal Real Istituto di Belle Arti di Napoli, fu allievo di Tommaso Solari e Stanislao Lista. 
    Avvertendo la distanza dalle idee accademiche di Solari, il giovane Jollo preferì poi optare per
    l’indirizzo verista di d’Orsi. Frequentò quindi le esposizioni della Società Promotrice napoletana con sculture raffiguranti principalmente monelli e pescatorelli partenopei. Sempre omologato sull’idea dorsiana, presentò un Tagliapietre all’Esposizione Triennale della Reale Accademia di Belle Arti di Brera nel 1894.
    Vinta nel 1905 la cattedra di scultura all’Istituto d’Arte di Urbino, vi si trasferì per un triennio, entrando a far parte dei maggiori circoli culturali della città e accettando importanti commissioni pubbliche e private anche molti anni dopo il rientro a Napoli.
    Al raro esemplare di Testa di fanciullo si riconduce una simile Testa di monello premiata con medaglia d’argento alla Mostra Nazionale di Palermo del 1891-91. Altre teste in bronzo, materiale prediletto da Jollo e lavorato secondo la maniera di d’Orsi, lasciando cioè sulla superficie liscia imperfezioni di patina che simulano la pelle, furono quelle di Carminuccio, esposta alla Promotrice napoletana del 1899, e di Luigiello, inviata alla Mostra Nazionale di Roma del 1893, a conferma di un preciso repertorio caro allo scultore.
    Stima minima €2000
    Stima massima €3000
  • d'Orsi Achille (Napoli 1845 - 1929) Sulla fossa statuina in gesso h. cm 33 firmato e dedicato sulla base: Al carissimo amico e distinto artista Giuseppe Casciaro A. d'Orsi 

    Provenienza: Collezione Giuseppe e Guido Casciaro, Napoli


    Esposizioni: Roma, Mostra dell'Arte nella Vita del Mezzogiorno d'Italia Marzo-Maggio 1953 


    Bibliografia: Catalogo della Mostra dell'Arte del Mezzogiorno d'Italia n° cat. 25 della sala 17

    L’indirizzo decisamente verista di Achille d’Orsi fu dichiarato agli occhi della critica e del pubblico nel 1877, quando, presentando alla Mostra Nazionale di Napoli il gruppo in gesso patinato a finto bronzo intitolato I parassiti, Francesco Netti scorgeva per la prima volta un “soggetto pensato colla propria forma”. L’indirizzo dorsiano, comune a quello di altri scultori napoletani come Amendola, sicuramente all’avanguardia in Italia in quegli anni, si rafforzava alla successiva Mostra Nazionale di Torino del 1880, dove l’artista espose il Proximus tuus. Il contadino prostrato al suolo, vinto dalla fatica e da una vita di stenti, del capolavoro di d’Orsi, rappresentò per gli scultori del resto d’Italia una nuova via, come infatti testimonia il moltiplicarsi di opere simili, nell’iconografia e nel significato, spesso caricato da chiari messaggi politici, cui si assiste a partire dai primi anni Ottanta dell’Ottocento.
    All’interno di questo “realismo brutale” individuato da Adriano Cecioni come aspetto caratterizzante la scultura napoletana di metà anni Settanta, sono poi da collocare altre opere di d’Orsi fra le quali la scultura Sulla fossa, un importante gesso di collezione Casciaro dedicato al maestro Giuseppe, cui sono riconducibili sia la terracotta dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, sia il bronzo della Pinacoteca Ricci Oddi di Piacenza, così come il bronzo acquistato dal Comune di Napoli alla XXXIII Promotrice del 1906. 
    Il prototipo fu presentato dallo scultore alla XII Esposizione della Promotrice di Napoli del 1876 con il titolo Vecchia sulla fossa dove fu acquistato da Girolamo Maglione, noto rappresentante di una famiglia di collezionisti, intellettuali e musicisti della Napoli del tempo, e poi riproposto alla Mostra Nazionale del 1877. In questa seconda occasione Boito notava l’anziana donna raffigurata da d’Orsi “con le mani in mano, che prega o pisola: grassa, gonfia, sporca, verissima” (C. Boito, Scultura e pittura d’oggi, Torino 1877, p. 410).
    Anche Pane pesante rientra pienamente nell’idea di un realismo scevro da qualsiasi addolcimento formale di cui d’Orsi fu indiscusso caposcuola. Echi di guerra, di fame e di fatica racchiusi nella piccola statuina ponevano ormai una lunghissima distanza di tempo dalla grazia della scultura classica che ancora tre decenni prima circolava nelle mostre.
    Il gesso di Pane pesante, dedicato da d’Orsi all’assessore Dolce, fu esposto alla Mostra di Villa Lucia a Napoli nel 1917; dell’opera esistono, inoltre, varie fusioni in bronzo.

    Isabella Valente
    Stima minima €3500
    Stima massima €5500
  • d'Orsi Achille (Napoli 1845 - 1929) Pane pesante  statuina in gesso  h. cm 38 firmato e dedicato sulla base: Al cavalier Dolce assessore A. d'Orsi. 

    Esposizioni: Napoli, Villa Lucia Giugno - Luglio 1917. 

    Bibliografia catalogo esposizione d'arteVilla Lucia, n° cat 206 

    Stima minima €2000
    Stima massima €3000
  • Gemito Vincenzo (Napoli 1852 - 1929) Testa di ragazzo terracotta h. cm 30 sul retro firmato: V.Gemito 


    PROVENIENZA: Coll. Carlo Verdecchia, Napoli

    Proveniente dalla raccolta personale del pittore d’origine abruzzese Carlo Verdecchia, questa bella terracotta  è molto simile all’esemplare della Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano che raffigura un ragazzo utilizzato come modello anche per un’altra testa leggermente differente nella posa (oggi al Museo Civico in Castel Nuovo di Napoli).
    Era il tempo in cui Gemito si rivolgeva esclusivamente al mondo dell’infanzia, senza ancora cercare la mediazione col classicismo, che sarebbe intervenuta in opere come l’Acquaiolo, e senza nemmeno ricorrere all’esasperazione della condizione umana di questo particolare strato della popolazione per suggerire nello spettatore sentimenti pietistici.
    Questo fanciullo, in cui forse si riconoscono i tratti fisionomici del pittore Pennasilico, fa parte di una serie di volti infantili dallo sguardo triste, che ricorrono nell’immaginario dello scultore napoletano e nella coeva produzione pittorica dell’amico Antonio Mancini, in una straordinaria
    comunione di intenti.

    Isabella Valente
    Stima minima €4000
    Stima massima €8000
  • Flora Francesco (Francavilla Fontana, BR 1857 - Puglia) Monello che fischia marmo h. cm 46 firmato a retro: F. Flora
    Stima minima €2000
    Stima massima €3000
  • Jerace Francesco (Polistena, RC 1853 – Napoli, 1937)  Predicazione di Cristo, bozzetto in gesso h cm 47
    Stima minima €2000
    Stima massima €3000
  • Jerace Francesco (Polistena, RC 1853 – Napoli, 1937)  Giambattista Vico, bozzetto in gesso h cm 70

    Nella scultura dell’Ottocento il gesso assume un’importanza sostanziale divenendo nel percorso degli artisti italiani ed europei l’unico originale cui fare riferimento anche a distanza di tempo nella realizzazione di nuovi esemplari di una stessa opera. Il gesso verrà conservato negli atelier degli scultori e diverrà lo spunto per successive riflessioni. Il fascino di questo materiale conquistò presto
    anche i collezionisti tanto che nelle grandi esposizioni venivano spesso acquistate direttamente le opere presentate in gesso dagli artisti, senza ricorrere a successive commissioni in marmo o in bronzo. Anche la critica, soprattutto nella seconda metà del secolo, vi si soffermava di
    continuo sottolineando l’attenzione al vero, la perizia nell’esecuzione e soprattutto la potenza dell’espressione e del movimento che il gesso, meglio di altri materiali, riusciva a rendere. Tra i più importanti scultori italiani dell’Ottocento, intensamente produttivo e presente in molti altri stati anche oltre Europa, Francesco Jerace raggiunse in vita una fama internazionale. Formatosi nell’epoca del realismo integrale, la maggiore linea di tendenza a Napoli all’inizio degli anni Settanta, trovò nell’incontro con la lezione classica prima di Michelangelo e poi di Bernini il
    suo più schietto indirizzo che divenne un’alternativa valida in Italia per tutti gli ultimi vent’anni del secolo. Le due statue del Gabriele Pepe e del Giambattista Vico consistono in due bozzetti della prima idea di due differenti opere eseguite poi nel lavoro finale stravolgendone l’originario impianto compositivo. Questo ci riconduce al processo creativo di Jerace: un’idea espressa di getto nella creta o nel gesso, ripresa, ripensata, mutata fino al raggiungimento dell’opera definitiva. Il Gabriele Pepe, originariamente su un piedistallo anch’esso in gesso, ripropone nell’impostazione della figura virile il Gioacchino Murat di Giovan Battista Amendola, poi trasformato nel più statico monumento in bronzo di Campobasso; il Vico fu riproposto in uno splendido busto in terracotta oggi al Museo Civico di Castel Nuovo di Napoli. La Predicazione di Cristo, sicuramente immaginata sull’idea morelliana del bozzetto inteso come estrinsecazione di energia e pathos, fu un modello impiegato in diversi monumenti, fra i quali il Cristo Sarli di Poggioreale di Napoli.

    Isabella Valente
    Stima minima €4500
    Stima massima €6500
  • Jerace Francesco (Polistena, RC 1853 – Napoli, 1937) Gabriele Pepe, bozzetto in gesso h cm 79
    Stima minima €6000
    Stima massima €8000
  • Jerace Francesco (Polistena, RC 1853 – Napoli, 1937) Trionfo di Germanico 1880- bozzetto in gesso h cm 65

    Alla IV Mostra Nazionale organizzata a Torino nel 1880 Francesco Jerace raggiungeva il vero successo. In questa occasione esponeva un nucleo di sette opere fra gessi, marmi e bronzi. Fraqueste un enorme altorilievo in gesso intitolato in catalogo Soggetto romano e raffigurante un
    passo tratto dagli Annali di Tacito in cui si narrano le gesta del generale romano Giulio Cesare Germanico. 
    Trionfante sulla Germania assoggettata a provincia dell’impero, il generale, in piedi, incide dopo una sanguinosa rivolta il nome della popolazione sconfitta sul muro della vittoria, calpestando ciò che rimaneva dell’esercito nemico, comprese le catene portate in battaglia dai
    tedeschi sicuri di fare numerosi prigionieri fra i nemici; al suo fianco un militare in atto di suonare la buccina del trionfo. In tal modo Jerace rispondeva al monumento eretto dai tedeschi ad Arminio vincitore di Varo, padre di Germanico e generale romano sconfitto sei anni prima nel 9 d.C. L’opera, premiata a Torino, fu ripresentata all’Esposizione Italiana di Londra del 1888. Rappresenta in sintesi l’intero pensiero dello scultore di fondere in un’unica forma l’idea di grandiosità monumentale con la ricerca attenta del vero. Anche l’inedito bozzetto che qui si presenta, eseguito secondo la medesima intensità dei bozzetti di Domenico Morelli, mette in evidenza l’interesse di Jerace per la plastica michelangiolesca evidente tanto nell’anatomia dei corpi nell’opera finita quanto nell’energia e nella forza espressa dal bozzetto, modellato con le mani con impressionante vigoria.

    Isabella Valente
    Stima minima €4500
    Stima massima €6500
  • Egger Lienz Albin (Doelsach, 1868 – Bolzano,1926) Pietà contadina pastelli su carta, cm 35x26 firmato in basso a destra: Egger Lienz
    Stima minima €800
    Stima massima €1200
  • Smargiassi Gabriele (Vasto,CH 1798 - Napoli 1882) Figura tecnica mista su carta, cm 43x36 firmato e datato in basso a destra: Smargiassi 1847
    Stima minima €1200
    Stima massima €1500
  • Volpe Vincenzo (Grottaminarda,AV 1855 - Napoli 1929) Ritratto di Ninina matita su carta cm 28x20 firmato e iscritto in basso a sinistra: Ritratto di Ninina V.Volpe
    Stima minima €1000
    Stima massima €1500
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