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ASTA N.138

lotto 36

  • Pitloo Antonio Sminck (Arnhem 1790 - Napoli 1837)
    Pozzuoli
    olio su carta rip su tela, cm 28x40
    firmato, iscritto e datato in basso al centro:A. Pitloo Pozzuoli 19 Luglio

    Stabilmente a Napoli a partire dal terzo decennio del diciannovesimo secolo (ma vi aveva soggiornato almeno già una volta con certezza nel 1815), Anton Sminck van Pitloo ivi proseguì inizialmente l’arte ch’egli aveva appreso negli anni di formazione, soffermandosi sulla veduta ancora settecentesca di stampo hackertiano che tanto era gradita alla corte borbonica; allo stesso tempo, tuttavia, l’abitudine sua di recarsi a dipingere en plein air apparve subito rivoluzionaria nell’ambiente artistico partenopeo, che seguitava a comporre i pochi (poiché ritenuti un genere di minore importanza) paesaggi ideali rigorosamente in atelier. Non sorprende allora che alla scuola privata di pittura che il Pitloo fondò al suo trasferimento in città s’iscrissero vari artisti, fra i quali Giacinto Gigante, Sil’vestr Ščedrin, Gabriele Smargiassi, Teodoro Duclère, Achille Vianelli, tutti coloro insomma che, insieme al maestro, avrebbero poi composto quella che prese il nome di Scuola di Posillipo, il primo sodalizio di pittori ch’ebbe modo di render grande l’arte napoletana e meridionale nel corso dell’Ottocento. Sempre alla ricerca di novità ed in costante evoluzione, lo stile del Pitloo mutò più volte nel corso della sua vita fino ad adottare poi una certa pennellata “a macchie” via via sempre più sintetica, complici in parte anche le smaterializzazioni luministiche di William Turner che il nostro osservò con ogni probabilità in prima persona. L’opera proposta va ascritta dunque senz’altro a questo periodo, considerata la resa delle asperità degli speroni rocciosi nonché la peculiare modellazione delle fronde arboree. Il castello di Baia, con pochi dubbi il soggetto della rappresentazione, fu principiato nel tardo Quattrocento dagli Aragonesi (sui resti di una villa romana, forse quella di Cesare) ma già radicalmente rinnovato nell’impostazione architettonica nemmeno cinquant’anni più tardi, quando assunse la caratteristica pianta stellata, e rimase in uso come fortezza fino a tutto il regno Borbonico, venendo abbandonato solo dopo L’unità d’Italia. La sua posizione consentiva in effetti un controllo assai proficuo di tutta l’area circostante, permettendo di dominare il Golfo di Pozzuoli fino a Cuma, Ischia e Procida; naturalmente difesa a est da un alto dirupo tufaceo a picco sul mare, e a ovest dai vulcani dei Campi Flegrei, la struttura risultava inoltre pressoché inespugnabile.

Stima €6000 - €9000
Informazione asta 13/04/2019 18:00