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ASTA N.138

lotto 37

  • Vervloet Frans (Malines, Belgio 1795 - Venezia 1872)
    Il Lago di Ischia
    Olio su cartone, cm 16,5×22
    Firmato in basso a sinistra: F. Vervloet
    Provenienza: Alfredo Calandra, Napoli; Coll. privata, Napoli
    Esposizioni: Ischia, 2000; Modena, 2003; Napoli, 2003; Lacco Ameno di Ischia, 2008; Vernissage de “Infinite Emozioni”, 03/12/2010, presso Voyage Pittoresque Napoli
    Bibliografia: Ottocento. Catalogo dell’Arte italiana dell’Ottocento n.23, Mondadori, Milano 1994, ill. b/n p. 191; Ischia nelle vedute romantiche dell’Ottocento nelle collezioni private, Catalogo “Vittoria Colonna”, n.7, Napoli 2000, pp. 68-69; M. Ricciardi, Paesaggisti stranieri in Campania nell’Ottocento, Salerno 2002, p. 74 f.53; L. Martorelli (a cura di), L’Ottocento napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero, Catalogo mostra Modena 2003, pp.46-47; L. Martorelli – R. Caputo, La Pittura italiana dell’Ottocento nelle collezioni private italiane. L’Ottocento Napoletano dalla veduta alla trasfigurazione del vero, Catalogo “Vittoria Colonna”, n.11, Napoli 2003, pp. 30-31; Vedute d’Ischia nell’800, Catalogo mostra Museo di Villa Arbusto, Lacco Ameno (Ischia), Napoli 2008, p.5; I. Valente, I luoghi incantati della Sirena nella pittura napoletana dell’Ottocento, Sorrento 2009, p.66; R. Caputo, Infinite Emozioni. La Scuola di Posillipo, Napoli 2010, p. 257.

    In quest’opera Frans Vervloet rappresenta la foce del lago dei Bagni, ovvero il canale artificiale aperto alla fine del Cinquecento per facilitare il deflusso delle acque stagnanti. Perno centrale dell’inquadratura è il Casino Buonocore, una villa fatta costruire dal famoso medico ischitano Francesco Buonocore, protomedico di corte, sulla collina retrostante il lago dei Bagni, ceduta ai Borbone nel 1785 (B. Daprà, Ischia, in Il mito e l’immagine. Capri, Ischia e Procida nella pittura dal ’600 ai primi del ’900, Torino 1988, pp. 129-198). Questo nuovo sito reale divenne così uno dei centri della vita artistica e culturale della corte borbonica anche per il secolo successivo, con la sola interruzione del periodo francese. Lo stesso Vervloet, nelle pagine dei suoi diari relative al 1858, riferisce di essersi recato nell’isola ospite di Ferdinando II, il quale rinnovò in tale occasione quell’ammirazione che gli aveva manifestato quasi trent’anni prima. La veduta del lago di Ischia, così come raffigurata nel dipinto, sembra però collocarsi in un periodo antecedente a quest’episodio, quando il paesaggio era ancora poco urbanizzato; soltanto dopo il 1853, infatti, con l’apertura del porto, l’abitato si sviluppò considerevolmente. In effetti l’artista era stato nell’isola per la prima volta nel 1824, anno in cui risalgono i racconti delle sue promenades nei dintorni di Napoli, principalmente presso gli scavi di Pompei e le isole de Golfo. In base agli elementi appena esposti, gli studiosi sono finora concordi nel ritenere che l’opera possa risalire al primo soggiorno napoletano, tra il ’24 e il ’26, nel momento in cui Vervloet condivideva più da vicino le ricerche pitloiane. La stessa cronologia di riferimento viene attribuita ad un piccolo olio, anch’esso di mano del pittore belga, identico nel soggetto (tranne minime variazioni) e dalle dimensioni di poco maggiori (cm 32×43; Ischia, collezione privata; cfr. Francesca Capano, in Iconografia delle città in Campania. Napoli e i centri della provincia, a cura di Cesare De Seta, Alfredo Buccaro, Napoli 2006, pp. 235-236, n. 329, con bibliografia precedente).
    Quello che fa differire maggiormente le due piccole tele è la ripresa del paesaggio in diverse ore del giorno, un tramonto “maturo” per il nostro e un’algida alba per l’altro, che rendono difformi effetti atmosferici e diversità nelle ombre portate; inoltre nella teletta ischitana non sono rappresentate la figura sotto il pergolato, la donna in primo piano e la piccola barca nel lago. Proprio il confronto tra le due opere rende evidente il contributo del pittore belga alla scuola dei posillipisti, che lega il suo nome ad una produzione volta alla ripresa e all’analisi degli elementi atmosferici sul paesaggio, resa attraverso colori bruni stesi con pennellate liquide; i volumi con cui sono costruite le figure sono costituiti da solidi geometrici giustapposti per creare personaggi inscindibili dal nucleo paesaggistico. L’opera ha inoltre un valore documentario importante, unitamente alle altre vedute del Lago d’Ischia (cfr. inoltre l’Hackert, 1792, Caserta Palazzo Reale), perché come è noto dal bacino naturale verrà realizzato nel 1853, il porto dell’isola, lavoro promosso dal re Ferdinando II e salutato con toni entusiastici dal Carelli in una pubblicazione del 1858.

Stima €6500 - €12500
Informazione asta 13/04/2019 18:00