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ASTA N.138

lotto 44

  • Migliaro Vincenzo (Napoli 1858 - 1938)
    Donna con ventaglio
    Olio su tavola, cm 19×18
    Firmato in basso a destra: Migliaro
    Provenienza: Coll. privata, Roma; Coll. privata, Napoli
    Bibliografia: Ottocento Catalogo dell’Arte Italiana. Ottocento – Primo Novecento n.41, Milano 2012, tav. a colori f.t.; R. Caputo, La Pittura napoletana del II Ottocento, Di Mauro Editore, Sorrento (NA) 2017, p.268

    Vincenzo Migliaro, dopo aver ottenuto nel 1877, il secondo posto al Concorso Nazionale di Pittura tra gli alunni delle Accademie di Belle Arti, e dopo un breve soggiorno a Parigi, incominciò a frequentare una birreria a ridosso del Castello angioino, “Lo Strasburgo”, il ritrovo preferito di pittori come Caprile e Pratella, oltre che di letterati come Edoardo Scarfoglio e il poeta Salvatore Di Giacomo. Di quest’ultimo Migliaro, in particolare, ammirava il modo di descrivere gli usi e i costumi della quotidianità napoletana.
    La stessa che il pittore voleva raccontare, scrutandola negli angiporti, sotto gli archi, perfino all’interno di qualche basso della sua città e che costituivano la fitta trama dei quattro quartieri della Vicaria, Pendino, Mercato e Porto. Fu dagli inizi degli anni ‘80, che Migliaro si inoltrò in quei luoghi per proporre delle plastiche riprese di impressioni popolari. Con ciò egli documentò e in alcuni casi denunciò, marchiando di emozioni, come dei graffiti primordiali, la sottile diga posta ad argine dal pittoresco commerciale, contraddittoriamente sognante e spensierato. Per questo motivo, Migliaro va disgiunto da quella facile pittura di genere alla quale, per una serie di equivoci critici, a volte viene accostato: il racconto confuso con l’aneddoto, la scrittura con la calligrafia, il verismo con il folclore. Invece, in quel timbro incisivo, in quelle riconoscibili icone, in quel suo linguaggio simbolico, risiede l’arte di Migliaro.Infatti, con questa delicata tavoletta, Donna con ventaglio, raffigurante la sorella Adalgisa, siamo dinanzi ad uno dei ritratti più sentiti del pittore. Ha ragione Mariantonietta Picone Petrusa, quando asserisce che le donne del Migliaro hanno un piglio tutto speciale, un quid sensuale e determinato insieme.
    Dalla sorella Adalgisa a Nannina (Anna Scognamiglio, che diventerà sua moglie), alla cugina in veste di Carmen (quella di Bizet), alle varie popolane sorprese nei vicoli e nei bassi, si delinea una particolare tipologia femminile, di donna forte e volitiva, dallo sguardo magnetico ed inconsapevole eroina scolpita nell’immaginario collettivo un po’ misogino da preraffaelliti e simbolisti. In Migliaro non ci sono però simboli occulti, ma l’attrazione e il timore verso un tangibile matriarcato sono gli stessi, Questa volta, tuttavia, il ritratto ci sorprende per la particolare dolcezza dello sguardo della sorella Adalgisa che, a seguito del terremoto di Messina, morì assieme ad un figlioletto e all’altra sorella, Clementina. Ancora una volta la presenza della donna nei dipinti di Migliaro rappresenta “il raggio luminoso della sua arte”, per citare Schettini, facendone emergere la segreta personalità che serpeggia in ognuna di loro e che completa la sua indagine sulla realtà napoletana disgiungendola definitivamente dalle pose inanimate dei numerosi seguaci di Gigante o di Vianelli e trovando un fondamentale riscontro nella lettura della donna che Matilde Serao e tutta una letteratura verista dà alla figura femminile ambientata a Napoli.

Stima €6000 - €9000
Informazione asta 13/04/2019 18:00