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ASTA N.138

lotto 46

  • Irolli Vincenzo (Napoli 1860 - 1949)
    Figura femminile
    olio su tela, cm 104,5x64,5 firmato in basso a sinistra: V. Irolli

    Quale felice destino avrebbe arriso a colui il quale si fosse innamorato dell’Arte, decidendo di dedicarvisi con tutto se stesso, alla grande esposizione nazionale tenutasi a Napoli nel 1877! In quell’occasione appunto Vinenzo Irolli decise di iscriversi al locale Real Istituto di Belle Arti, dove ebbe come maestri il Toma, il Maldarelli ed il Lista. Finanche il grande Domenico Morelli prese ad interessarsi a questo artista emergente apprezzandone le prime prove ritrattistiche presenti alle mostre della Promotrice napoletana, prime manifestazioni di una lunga ed intensa attività espositiva, coronata poi dalla partecipazione alla decorazione della birreria Gambrinus di Napoli nel 1890 (con il dipinto “Piedigrotta”). La vasta fama presso il grande pubblico Irolli la ottenne invece alcuni anni più tardi, quando la sua produzione pittorica prese a snodarsi quasi esclusivamente secondo i dittami di un vago realismo avente come soggetti preferiti donne, fanciulli ed animali in interni domestici, spesso arricchiti da brani di natura morta. Questi numerosi dipinti, sostanzialmente piacevoli e dunque facilmente commerciabili in Italia ed all’estero, nascevano da precise necessità economiche dell’artista e finirono probabilmente per migliorare il suo stile di vita, ma l’alto prezzo da pagare è stato per lungo tempo il disprezzo da parte della critica, che sovente ancora ritiene il “secondo” Irolli come un attardato folklorista emulo di artisti di grande successo presso i collezionisti (su tutti Antonio Mancini, sull’arte del quale in rapporto a quella del nostro autore è tuttora acceso un vivo dibattito). L’opera proposta si ricollega comunque alla prima e più felice produzione irolliana, collocandosi con ogni probabilità nel corso dell’ultimo decennio del secolo decimonono, vicina nella sua vaga malinconia a capolavori di poco antecedenti quali “Si diventa così”, “Mio ideale”, “Chiaroscuro” (conosciuto anche come “Meriggio”), un piccolo gruppo di opere insomma dal denso significato filosofico, sospese tra un gagliardo entusiasmo per la vita ed un incombente memento mori (tanto che l’amico Giovanni Bovio non s’espresse troppo positivamente nei loro riguardi). La tecnica adottata dall’artista in questo suo primo periodo è stata felicemente descritta da Valente, e consisteva essenzialmente in una base cromatica scura su cui venivano progressivamente a sovrapporsi pennellate più spesse di colore, a rifinire con variabile accuratezza i vari particolari della rappresentazione (completa finitezza era concessa solo ai visi ed alle parti scoperte del corpo umano).

Stima €8000 - €13000
Informazione asta 13/04/2019 18:00