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ASTA 141

lotto 117

  • Santoro Rubens (Mongrassano, CS 1859 - Napoli 1942)
    Santa Maria de Olearia
    olio su tela, cm 62x45
    firmato in basso a destra: Rubens Santoro

    Di Rubens Santoro subito saltano alla mente i celeberrimi scorci di Venezia, ora indagati con rigorosa precisione ora velocemente ritratti con spirito vagamente impressionista, che molto piacquero al collezionismo internazionale ed al noto mercante francese Goupil, tanto che l’autore a lungo parve scomparire dalle varie esposizioni meridionali per curarsi solo di quelle nazionali dal più ampio respiro o di quelle propriamente estere.
    Eppure nel Sud Italia si concentrò l’intera formazione di Santoro, innanzitutto con la sua breve esperienza presso il Real Istituto di Belle Arti di Napoli, ove si iscrisse dopo aver ricevuti i primi rudimenti d’arte dal padre intagliatore; si dedicò appunto solo per poco agli studi accademici, ma tanto bastò a fissare certi punti di riferimento fondamentali per la propria ricerca: gli ultimi esiti della grande Scuola di Posillipo da un lato, e dall’altro la rivoluzione che ormai già avviata nel panorama partenopeo da Filippo Palizzi e Domenico Morelli, al quale il nostro si legò particolarmente. Si potrebbe invece affermare che la poetica palizziana venne a Santoro principalmente attraverso il filtro della Scuola di Resina che in quegli anni pienamente operava ed ai membri della quale è evidente un avvicinamento del nostro: una conferma in proposito ci è data anche dallo stretto rapporto (testimoniato da una corrispondenza epistolare) che unì poi Rubens a Mariano Fortuny i Marsal, celeberrimo pittore spagnolo dell’epoca che nel 1874 soggiornò proprio a Portici, dove i resinisti erano soliti riunirsi.
    Senza dubbio si devono al fortunismo (e dunque indirettamente alle poetiche della Repubblica di Portici) la smaterializzazione della pennellata di Santoro (in principio di fiamminga precisione) in taches di colore, l’adozione a tal proposito di nuove, sgargianti cromie, la sua proverbiale ricerca luministica. Tutti elementi, questi, più o meno rintracciabili nell’opera in asta, per la quale poi s’adatta benissimo quanto fu scritto in proposito del suo autore: «dove il sole è così forte da far male agli occhi», ed appunto la luce pare assurgere a protagonista di questo scorcio di strada della costiera amalfitana. Ad esser precisi, sollo sfondo s’intravede la struttura dell’Abbazia di Santa Maria de Olearia, sita sull’arteria che collega l’area di Capo d’Orso con Maiori e già oggetto dei paesaggi di vari contemporanei di Santoro (si ricordi un dipinto di Francesco ‘Lord’ Mancini passato in asta Vincent): la caratteristica collocazione della struttura abbaziale si ricollega all’intensa presenza in età medievale di culti monastici (orientali ed occidentali, antichi e riformati) nella zona, scelta per la sua tranquillità, mentre la sua concreta costruzione avvenne fra decimo ed undicesimo secolo dopo Cristo; la denominazione “de Olearia” venne probabilmente dagli ulivi, fonte principale di sostentamento dell’area, ma a lungo (e sicuramente al tempo di Santoro) fu anche in uso l’espressione “strada (o via) delle catacombe”, appunto dalla celebre cripta di cui erano ben noti i meravigliosi affreschi medievali.

Estimate €12000 - €18000
Informazione asta 23/11/2019 19:00