Gigante Giacinto (Napoli 1806 - 1876)
Via Campana Pozzuoli
Olio su carta rip. su tela, cm 36x50
firmato e datato in basso a sinistra: Gia Gigante 4 maggio 1841
Bibliografia: Rosario Caputo, La Pittura Napoletana del Primo Ottocento, Franco Di Mauro Editore, Sorrento (NA), 2021, p.268
Figlio d’arte, Giacinto Gigante compì curiosamente la propria formazione lontano dagli ambienti accademici, che sempre evitò in favore degli atelier privati dei propri mentori (per lo più artisti d’Oltralpe) o, ancora meglio, delle passeggiate nella natura in cerca di paesaggi da ritrarre, pratica ai tempi per nulla scontata. Conosciuto Anton Sminck van Pitloo, pittore olandese che presto raggiunse una rapida ma solida fama negli ambienti partenopei (e che avviò Gigante alla pittura ad olio negli anni Venti del diciannovesimo secolo), il nostro costituì con lui e vari altri contemporanei la cosiddetta scuola di Posillipo, di fatto un gruppo privo di un vero e proprio manifesto ma che condivideva alcuni ideali quali appunto la pittura all’aria aperta, lontana dall’imperante accademismo, e la personale e lirica interpretazione da parte dell’artista di ciò che egli percepiva e riportava nelle proprie opere.
Dell’opera proposta è conservato un disegno presso il museo Correale, e la stessa, precisa data riportata in basso colloca del resto la realizzazione di quest’olio proprio negli anni in cui Gigante soggiornò effettivamente a Sorrento, sviluppando quella che fu felicemente definitiva da Sergio Ortolani (grande studioso ed esperto dell’artista) “maniera rosea”. L’antica villa dei Correale Terranova (imparentati addirittura con Torquato Tasso) ospita oggi una ricchissima collezione di manufatti delle più varie arti, fra cui certo spicca appunto la raccolta di dipinti e disegni di vari vedutisti di diciottesimo e diciannovesimo secolo di cui si servì al tempo anche Salvatore Di Giacomo per redigere il proprio saggio sulla Scuola di Posillipo. Il paesaggio rappresentato costituisce uno scorcio di via Campana, o meglio della via Antica consolare campana, una lunga strada che collegava già in età romana Pozzuoli (partendo per la precisione dal locale anfiteatro) e la via Appia con cui s’incrociava presso Capua antica, ovvero l’attuale Santa Maria Capua Vetere. Celebre lungo questo tratto viario è tutt’oggi il passaggio di Montagna Spaccata, perfettamente conservato, che consentiva allora l’attraversamento del cratere di Quarto Flegreo, ove ora sorge l’omonima città.