Fergola Sergio (Napoli 1936 - Milano 1994) La Torre Martello acrilico su tela cm 150x250 firmato e datato in basso adestra: Fergola 79 Provenienza : Gall. Apogeo, Napoli; Esposizioni: Napoli 2011 Bibliografia:Catalogo Galleria Vincent, Sergio Fergola 1936 - 1994, Napoli 2011, p. 64-65
Nella vasta produzione di Sergio Fergola (il quale ha vissuto molte esperienze artistiche differenti, a partire dal Movimento Nucleare) molteplici sono i rimandi ai più vari modelli artistici, tanto strettamente pittorici o scultorei quanto letterari. Allo stesso modo, in particolare nelle opere più tarde, essenziale è il dialogo che s’instaura fra oggetti che, decontestualizzati ma mai scelti a caso, si ripetono in più tele ora rivelandosi allo spettatore ora restando muti nel proprio significato misterioso.
La grande tela proposta partecipa di tutte queste suggestioni, ponendosi nello specifico come principale opera dell’autore legata alla poetica dello scrittore irlandese James Joyce (che influenzò pure tanti altri artisti). Il titolo, innanzitutto, rimanda alla piccola struttura di difesa in cui Joyce soggiornò presso Sandycove, e dove poi egli stesso fece vivere uno dei suoi più celebri personaggi, Stephen Dedalus, nell’Ulisse: lo spazio della rappresentazione è dunque tutto racchiuso fra le mura della torre, mentre l’ispirazione alla narrazione joyciana pare limitarsi alla sola prima parte (il Telemaco) del succitato capolavoro letterario (il cui tempo è rigidamente scandito, come è noto, dal passare delle ore di un orologio). Alle estremità della tela dunque si collocano i due principali personaggi dell’inizio del romanzo, il succitato Stephen Dedalus (il cui soprannome è Kinch) e Buck Mulligan, indicati da vere e proprie etichette; a ben pensarci Fergola ha inteso rappresentare proprio la prima scena, allorché Mulligan inscena una posticcia eucarestia con l’occorrente per radersi la barba ma corredandola delle formule latine previste dal rito («introibo ad altare Dei») e ricorda a Stephen la morte della madre, qui espressa solo da pochi versi di una preghiera funebre. Kinch invece sta alla finestra ed è una semplice silhouette, elementi questi ricorrenti in Fergola e forse riconducibili (il secondo, almeno) ad una identificazione fra autore e personaggio. Il legame fra i soggetti è sottolineato da linee tratteggiate e frecce, e viene ulteriormente concretizzato da Fergola nelle grosse chiavi che testimoniano il dominio di Stephen sulla torre, che è il suo regno, e di cui Mulligan arriverà poi ad impadronirsi, divenendo un “usurpatore” e condannando Kinch ad un destino da ramingo, proprio come il suo alter ego Odisseo.