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ASTA N. 93 13.06.2015 18:00 NAPOLI Visualizza le condizioni
- DIPINTI DEL XIX E XX SECOLO

- DIPINTI ANTICHI PROVENIENTI DA UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA NAPOLETANA
dal lotto 157 al 164


- Opere Provenienti da una Collezione Romana
dal lotto 64 al 71

- Opere Provenienti dalla Raccolta Gaetano Mormile
dal lotto 110 al 125

- Opere Provenienti dalla Raccolta del Pittore
Gaetano Spagnolo (Caserta 1882 - Napoli 1964)
dal lotto 126 al 156

Esposizione:
da sabato 6 a venerdì 12 giugno 2015
dalle 10:00 alle 20:00
Domenica 7 giugno 10:00-13:30 / 16:00-20:00

CHIUSURA PRE-ASTA
Sabato 13 giugno 2015, ore 16:00

CATALOGO ONLINE
  • Spagnolo Gaetano (Caserta 1882 - Napoli 1964) Fiori olio su tea ri su cartone cm 34,5x29 firmato in basso a sinistra: G. Spagnolo
    Stima minima €250
    Stima massima €500
  • Spagnolo Gaetano (Caserta 1882 - Napoli 1964) Allo specchio olio su tela, cm 62x44,5 firmato in basso a sinistra: G. Spagnolo
    Stima minima €250
    Stima massima €500
  • Spagnolo Gaetano (Caserta 1882 - Napoli 1964) La modella olio su cartone, cm 23,5x17,5
    Stima minima €250
    Stima massima €500
  • Spagnolo Gaetano (Caserta 1882 - Napoli 1964) Ritratto femminile olio su tela, cm 53x42 firmato in basso a destra: G. Spagnolo
    Stima minima €500
    Stima massima €1000
  • Spagnolo Gaetano (Caserta 1882 - Napoli 1964) Riposo olio su cartone, cm 24,5x19
    Stima minima €250
    Stima massima €500
  • Spagnolo Gaetano (Caserta 1882 - Napoli 1964) Teatro olio su tela, cm 104x150 firmato in basso a sinistra: G. Spagnolo
    Stima minima €1000
    Stima massima €2000
  • Recco Giuseppe e Gessi Francesco
    (1588 – 1649) (1634 – 1695)
    Natura morta con figura femminile
    olio su tela, cm 120x165
    Siglata in basso a sinistra: G.R.

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli
    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 5 Ottobre 1968 in cui lo stesso sottolinea che l’ opera è di altissima qualità pittorica tanto nella figura che ha una notevole eleganza formale ed una buona vivacità luministica, quanto nelle parti di natura morta che raggiungono un grado di lucidezza e vitalità naturalistica, al livello della maggior tradizione discesa da Caravaggio, e toccano un momento di particolarissima felicità rappresentativa nella certezza ottica e speculare dei loro riflessi nell’acqua , che vanno annoverati fra le più sorprendenti invenzioni che sia dato trovare nella natura morta del secolo XVII.

    La tela , prodotto caratteristico della scuola napoletana alla metà del seicento, è il risultato della collaborazione di due distinte mani di pittori come non è infrequente constatare nelle opere di quel tempo: l ’una, che eseguì le mezze figure e , con ogni probabilità il paesaggio; l’altra, che eseguì le nature morte vere e proprie, le parti con l’acqua e i riflessi.

    Il primo è con certezza il pittore bolognese, due volte presente a Napoli ,Francesco Gessi ( 1588- 1649), lo dimostra il confronto con due opere sicure del maestro: il giovine della prima tela non è che una variante della figura del Battista nella “Predica del Battista” del Gessi , che fu esposta alla mostra ”Maestri della pittura del Seicento emiliano ” ; la fanciulla del secondo trova riscontro esatto, tanto nell’ordine fisionomico, quanto in quello del lume e della caratteristica fattura dei panni, nella Maddalena della tela della Cattedrale di Fabriano, pur essa certa del Gessi.

    L’appartenenza a Giuseppe Recco (1634-1695) della tela oltre che per la sigla G.R. (che certamente antica ed autografa), può essere provata in più modi, infatti la collaborazione del giovane Recco col Gessi è provata anche da altre opere principalmente da un’ importante tela della Lasson Gallery di Londra , dove accanto alle immagini di una donna e di un bambino , tipiche del Gessi, figurano rami tipici di Giuseppe Recco; ma il riscontro decisivo per fattura, repertorio e qualità si ha nel confronto con due tele raffiguranti Nature Morte presenti in una collezione romana firmate una G.R. , l’altra Giuseppe pisquillo, cioè pivello, esordiente , databili per altro con inaspettata esattezza intorno al 1649.

    La tela è quindi opera di collaborazione di F. Gessi e G. Recco intorno al 1649 e costituisce una testimonianza importante per la ricostruzione dell’attività giovanile del Recco, infatti la qualità d’arte e l’intensità naturalistica che le caratterizza non solo illuminano risolutivamente il problema della formazione di G. Recco mostrandolo in rapporto con la pittura italiana del XVII secolo ma fanno gran luce sulla storia della natura morta napoletana .

    Stima minima €60000
    Stima massima €80000
  • Recco Giuseppe e Gessi Francesco
    (1634 – 1695)(1588 – 1649)
    Natura morta con figura maschile
    olio su tela, cm 120x165

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 5 Ottobre 1968 in cui lo stesso sottolinea che l’ opera è di altissima qualità pittorica tanto nella figura che ha una notevole eleganza formale ed una buona vivacità luministica, quanto nelle parti di natura morta che raggiungono un grado di lucidezza e vitalità naturalistica, al livello della maggior tradizione discesa da Caravaggio, e toccano un momento di particolarissima felicità rappresentativa nella certezza ottica e speculare dei loro riflessi nell’acqua , che vanno annoverati fra le più sorprendenti invenzioni che sia dato trovare nella natura morta del secolo XVII.

    La tela , prodotto caratteristico della scuola napoletana alla metà del seicento, è il risultato della collaborazione di due distinte mani di pittori come non è infrequente constatare nelle opere di quel tempo: l ’una, che eseguì le mezze figure e , con ogni probabilità il paesaggio; l’altra, che eseguì le nature morte vere e proprie, le parti con l’acqua e i riflessi.

    Il primo è con certezza il pittore bolognese, due volte presente a Napoli ,Francesco Gessi ( 1588- 1649), lo dimostra il confronto con due opere sicure del maestro: il giovine della prima tela non è che una variante della figura del Battista nella “Predica del Battista” del Gessi , che fu esposta alla mostra ”Maestri della pittura del Seicento emiliano ” ; la fanciulla del secondo trova riscontro esatto, tanto nell’ordine fisionomico, quanto in quello del lume e della caratteristica fattura dei panni, nella Maddalena della tela della Cattedrale di Fabriano, pur essa certa del Gessi.

    L’appartenenza a Giuseppe Recco (1634-1695) della tela oltre che per la sigla G.R. (che certamente antica ed autografa), può essere provata in più modi, infatti la collaborazione del giovane Recco col Gessi è provata anche da altre opere principalmente da un’ importante tela della Lasson Gallery di Londra , dove accanto alle immagini di una donna e di un bambino , tipiche del Gessi, figurano rami tipici di Giuseppe Recco; ma il riscontro decisivo per fattura, repertorio e qualità si ha nel confronto con due tele raffiguranti Nature Morte presenti in una collezione romana firmate una G.R. , l’altra Giuseppe pisquillo, cioè pivello, esordiente , databili per altro con inaspettata esattezza intorno al 1649.

    La tela è quindi opera di collaborazione di F. Gessi e G. Recco intorno al 1649 e costituisce una testimonianza importante per la ricostruzione dell’attività giovanile del Recco, infatti la qualità d’arte e l’intensità naturalistica che le caratterizza non solo illuminano risolutivamente il problema della formazione di G. Recco mostrandolo in rapporto con la pittura italiana del XVII secolo ma fanno gran luce sulla storia della natura morta napoletana .
    Stima minima €60000
    Stima massima €80000
  • Lint Hendrik Frans van
    (Anversa 1684 – Roma 1763)
    Marina
    olio su tela, cm 45x76

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 25 Ottobre 1977, in cui si evidenzia che lo stesso è opera autografe del pittore fiammingo Hendrik Frans van Lint (Anversa 1684 – Roma 1763) che si recò ad operare a Roma giusto durante il primo decennio del settecento e i cui prodotti del tempo romano iniziale mostrano un chiaro punto di contatto proprio con l’arte di Gaspare Van Wittel
    I riscontri che permettono di affermarlo sono i due dipinti della Galleria Spada di Roma firmati e datati dal van Lint nel 1712 e i due della Galleria Pallavicini sempre in Roma anch’essi firmati , il primo datato 1714.
    In ogni caso l'opera si iscrive perfettamente nel clima culturale dei nordici a Roma, è di qualità altamente raffinata come sempre nel van Lint che non per nulla i contemporanei chiamavano “Monsù Studio ”.
    Stima minima €18000
    Stima massima €25000
  • Lint Hendrik Frans van
    (Anversa 1684 – Roma 1763)
    Paesaggio campestre
    olio su tela, cm 45x76

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 25 Ottobre 1977, in cui si evidenzia che lo stesso è opera autografe del pittore fiammingo Hendrik Frans van Lint (Anversa 1684 – Roma 1763) che si recò ad operare a Roma giusto durante il primo decennio del settecento e i cui prodotti del tempo romano iniziale mostrano un chiaro punto di contatto proprio con l’arte di Gaspare Van Wittel
    I riscontri che permettono di affermarlo sono i due dipinti della Galleria Spada di Roma firmati e datati dal van Lint nel 1712 e i due della Galleria Pallavicini sempre in Roma anch’essi firmati , il primo datato 1714.
    In ogni caso l'opera si iscrive perfettamente nel clima culturale dei nordici a Roma, è di qualità altamente raffinata come sempre nel van Lint che non per nulla i contemporanei chiamavano “Monsù Studio ”.
    Stima minima €18000
    Stima massima €25000
  • Onofri Crescenzo
    (Roma c. 1632 – Firenze dopo il 1712)
    Paesaggio ideale della campagna romana
    olio su tela, cm 88x160

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 25 Ottobre 1977, in cui si evidenzia che esso è opera autografa del pittore romano CRESCENZO ONOFRI (Roma c. 1632 – Firenze dopo il 1712 ) che secondo il biografo settecentesco Leone Pascoli fu l’unico allievo diretto del Dughet meritandosi dalla critica moderna il giudizio di “persona di rilievo per la storia del paesaggio ‘alla Dughet’ ”.
    Il dipinto ha somiglianze indiscutibili sia con le opere eseguite dall’ Onofri negli anni romani, quali gli splendidi affreschi di paese che decorano quattro sale del castello Theodoli a San Vito Romano, sia con quelle del tempo fiorentino quali le numerose tele appartenenti alla Galleria palatina in Firenze.
    Non è altrettanto agevole decidere se l’Onofri eseguisse l’opera ancora a Roma o già a Firenze, stante la sostanziale continuità che il maestro impresse alla sua produzione in entrambe le sedi e la costanza del suo cammino nella rielaborazione dell’ispirazione dughetiana.
    Stima minima €36000
    Stima massima €40000
  • Eismann Johann Anton
    (Salisburgo 1613/1622 – Venezia 1700)
    Marina con una scena di naufragio
    olio su tela, cm 81x146

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 25 Ottobre 1977, in cui si evidenzia che esso è opera autografa del pittore austriaco Johann Anton Eismann nato a Salisburgo fra il 1613 e il 1622 attivo successivamente a Monaco di Baviera e a Vienna, quindi stabilitosi a Venezia verso il 1663 dove operò fino alla morte intorno al 1700.
    Riconduce all’Eismann “la predilezione per le luci accese e lampeggianti, vibranti sulla superficie irrequieta”, che la critica ha notato come tratto saliente dello stile del maestro e di cui l’opera è un esempio caratteristico.
    Databile già agli inizi del periodo veneziano , il dipinto è di alta qualità ed è in buono stato di conservazione.

    Stima minima €24000
    Stima massima €36000
  • Bril Matteo e Paolo
    (Anversa 1550 – Roma 1583) (Anversa 1554 – Roma 1626)
    Paesaggio boschivo con scena di caccia agli uccelli con falco
    olio su tela, cm 132x200

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 25 Ottobre 1977, in cui si evidenzia che esso è opera autografa dei fratelli Matteo e Paolo Bril, entrambi nati ad Anversa, il primo nel 1550 il secondo nel 1554 e trasferitisi a Roma dopo il 1570 operando principalmente in lavori d’affresco.
    Il dipinto, databile a prima del 1584, appartiene sicuramente al genere fiammingo-olandese delle “Weltlandschaften” cinquecentesche ed ha indubbi punti di contatto con la linea di ricerca aperta da Gillis III Van Coninxloo e proseguita in Fiandra da Frederick Van Valckenborch, in Olanda dal Saverij; ma come bene osserva il Prof. Bologna l’ispirazione improntata al paesaggio “manieristico” italianizzante e le dimensioni inconsuetamente monumentali inducono a ricercare l’autore fra i nordici discesi ad operare in Italia e particolarmente a Roma durante lo scorcio del XVI secolo .

    Stima minima €40000
    Stima massima €60000
  • Varotari Alessandro detto il Padovanino
    (Padova 1588-Venezia 1648)
    Sposalizio Mistico di Santa Caterina d'Alessandria
    olio su tela, cm 50x77

    Provenienza: già Coll. Vittorio Carità, Napoli; Coll. privata, Napoli

    Il dipinto è corredato da una scheda critica del Professor Ferdinando Bologna, datata 25 Ottobre 1977, in cui si evidenzia che esso è opera autografa del pittore padovano di nascita ma attivo lungamente a Venezia Alessandro Varotari detto il Padovanino (Padova 1588-Venezia 1648 ) del quale il settecentesco Anton Maria Zanetti scrisse : “ tutto si diede a seguir la maniera di Tiziano, e tali furono le forze che trovossi avere da natura per camminare in quello alto sentiero, che giunse in breve ad avvicinarsi all’egregio esemplare “.
    L’opera è databile verso il 1630 ed è di qualità del tutto pari a quella consueta nelle opere migliori del Padovanino, in particolare alla “Circoncisione” oggi nel Museo civico di Treviso e alla “Deposizione” della Galleria Doria Pamphily a Roma .

    Stima minima €13000
    Stima massima €18000
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